La Porta d'Oro

venerdì 10 gennaio 2025

Lo stato non ordinario di coscienza

Qualche giorno addietro ho scritto questo post su Twitter (cioè X):

«L’utilizzo di sostanze psicotrope sarebbe auspicabile per molte persone che si dedicano allo sviluppo interiore, in particolare per quelle (quasi tutte) che mantengono un approccio mentale. Lo STATO NON ORDINARIO DI COSCIENZA di cui parlo spesso non è mentalmente comprensibile.»

Dal momento che molte persone hanno inteso questo messaggio come un mio tentativo di sdoganamento dell’utilizzo di droghe in ambito spirituale, ho ritenuto necessario scrivere un approfondimento.

Innanzitutto, ciò che penso dell’utilizzo di tali sostanze lo spiego ampiamente in questo articolo, e non ho cambiato idea. Andate a leggerlo:

https://www.salvatorebrizzi.com/2024/01/approfondimento-sulluso-delle-sostanze.html

In questa sede, posso aggiungere che la maggior parte delle persone che si dedicano a un percorso interiore – siano esse maschi o femmine – lo fanno restando identificate con la mente. Io parlo di “apertura del Cuore” e di uno “stato non ordinario di coscienza”, ma loro non hanno alcun riferimento utile... e questo lo si capisce dagli interventi che fanno durante i corsi dal vivo. Le loro domande nascono e muoiono nella mente.

Anni fa, una persona mi disse: «Quando ho il Cuore aperto, quando sono identificata con l’anima... è come se fossi sempre fumata! È come se fossi sempre high! Tutto è diverso: lo spazio, il tempo, la percezione che ho delle persone intorno a me... Non è come un acido, non voglio esagerare, non è che io abbia le allucinazioni, ma comunque è tutto diverso e io sono profondamente rilassata, per questo lo paragono all’essere “fumata”... ma molto molto più intenso».

Questa è una delle migliori definizioni che io abbia mai sentito. E questo mi ha fatto riflettere, perché ho pensato che chi non ha mai fumato o non ha mai preso un acido non ha idea di cosa significhi ABBANDONARE LA MENTE o ANDARE OLTRE LA MENTE. Non sanno cosa significa PERDERE IL CONTROLLO. Il loro unico punto di riferimento esperienziale è la mente con i suoi schemi, esattamente come un qualunque scienziato o filosofo moderno che si interroga sull’origine dell’Universo, su Dio o sul significato della coscienza, ma non riesce a venirne a capo.

Come vi ho detto mille volte: non si può misurare la lunghezza di una parete usando un termometro, perché non è lo strumento adatto; non importa per quanto tempo e con quanto impegno portiate avanti le vostre ricerche. Il punto non è la quantità di tempo che avete a disposizione, bensì lo strumento usato per l’indagine.

Ecco allora che emerge il senso del mio tweet: entrare artificiosamente – almeno una volta – in uno stato di coscienza alterato, può farvi toccare con mano cosa significa MOLLARE LA PRESA sulla mente granitica, quella da cui proprio non vi volete staccare. Non avere più un punto di riferimento mentale sicuro, anche solo per qualche minuto, è ciò che spaventa di più alcune persone.

Detto questo, se avete già dimestichezza con gli stati alterati, non avete alcun bisogno di tornarci attraverso l’utilizzo di sostanze psicotrope. Se da una parte molte persone non vogliono mollare la presa sulla mente, dall’altra ce ne sono alcune che non perdono occasione per fuggire dalla loro mente, attraverso lo stordimento. Non deve diventare una scusa per essere strafatti tutto il giorno! Per queste persone vale l’esatto contrario: persistere nell’alterazione della coscienza ottenuta artificiosamente risulta dannoso anziché vantaggioso per la loro crescita interiore. Se siete fra queste, per voi è arrivato il momento di entrare in uno stato non ordinario utilizzando unicamente il qui e ora, non più il delta-9-tetraidrocannabinolo.

La canna è consigliabile solo se siete dei “bacchettoni” che in uno stato alterato di coscienza non si sono mai trovati – e questo è uno dei motivi per cui anticamente sono state create queste sostanze, così come l’alcool – altrimenti vi state solo prendendo per il culo, giustificando la vostra mancanza di disciplina!

Salvatore Brizzi

[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]

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giovedì 2 gennaio 2025

Mi sono osservato.... ma non sono guarito!

«Brizzi, io ho osservato la rabbia, l’ho osservata a lungo, come ci hai detto di fare, ma la rabbia non se n’è andata. Il tuo metodo non funziona!»

Questa è una frase che mi è stata rivolta anche di recente.

La mia domanda è: «Ma che problema avete su questo pianeta?»

Non è difficile da capire: l’AUTO-OSSERVAZIONE È UN MODO DI VIVERE, NON UN METODO PER ALLONTANARE LA RABBIA, LA PAURA O QUANT’ALTRO.

Più tentate di allontanare quelle parti di voi che non sopportate, più queste si cristallizzano. E se ci riuscite... è solo per un tempo limitato.

occhio dell'aquila auto-osservazione

Punto primo. Non è il mio metodo. Potrei citarvi Gurdjieff e prima di lui Gustav Meyrink, un autore evidentemente collegato a una scuola dove praticavano davvero il LAVORO SU DI SÉ (vi consiglio caldamente di leggere da pag. 191 a 194 del suo romanzo Il volto verde, nell’edizione di Adelphi). Tutte le scuole dove non si praticano l’auto-osservazione, il ricordo di sé e il qui e ora NON SONO SCUOLE DELLA NUOVA ERA. So che in questo modo mi farò molti nemici, ma come un FILO A PIOMBO (la definizione di filo a piombo è: “strumento che determina la direzione verticale rispetto a un dato punto”) io non posso spostarmi dall’asse verticale.

Questo metodo proviene sia dalle scuole Sufi che dalle scuole di esoterismo cristiano, quelle, per intenderci, dove gli allievi andavano in giro con un taccuino sul quale segnavano ogni pensiero non rivolto a Dio che compariva nella loro mente durante il giorno!

In questa sede non starò a spendere parole sul Luogo di origine della tradizione Sufi e cristiana esoterica, così come di ogni altra tradizione, semmai leggetevi Le sette iniziazioni e come prepararle dove spiego che tutto ciò che concerne gli insegnamenti spirituali deriva da una Gerarchia di Maestri di provenienza extra-planetaria.

Punto secondo. L’AUTO-OSSERVAZIONE È GIÀ LA GUARIGIONE. Dovete imparare a CONVIVERE con la vostra situazione. Convivere con la rabbia e la paura, ma sempre in stato di presenza. Lo stato di presenza è di per sé trasmutativo.

LAVORARE SU DI SÉ CON LO SCOPO DI ELIMINARE QUALCOSA È DELETERIO. È COME UNA CONDANNA ALL’INFERNO, un luogo astrale dove inseguite il soddisfacimento di un vostro desiderio, e più lo inseguite più questo si allontana da voi… all’infinito.

La PRESENZA è una modalità di gestione della realtà. Imparate a SENTIRE PROFONDAMENTE la vostra sofferenza a camminarci insieme (“fuoco cammina con me”). Se tentate di sfuggirla e non ci riuscite, non venite a lamentarvi da me, perché lo scopo del Corso di Risveglio e di tutti i miei libri NON È L’ELIMINAZIONE DELLA SOFFERENZA. Risvegliarsi significa imparare a SENTIRE LA SOFFERENZA ESISTENZIALE PER CIÒ CHE REALMENTE È. Questo implica l’ingresso in uno stato non ordinario di coscienza. Questo è il risveglio. Ma voi, alla fine, non lo volete fare. Volete solo eliminare la sofferenza e stare meglio il prima possibile. Questa è la triste realtà. Rifletteteci.

Salvatore Brizzi

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sabato 28 dicembre 2024

Istruzioni per collaborare con Salvatore Brizzi

Non si può collaborare con Salvatore Brizzi, A MENO CHE NON SIA LUI A CERCARVI.

In questi ultimi mesi, le richieste di collaborazioni, interviste, conferenze di presentazione dei libri, prefazioni a libri, condivisioni di eventi, profezie, battesimi, matrimoni ed estreme unzioni... si sono moltiplicate!

Non è colpa vostra. È colpa mia, perché nell’ultimo anno ho dato troppo spazio ad eventi di altre persone sui miei canali, fornendo così l’idea di aver creato una sorta di “vetrina della spiritualità”. Ho quindi deciso che è arrivato il momento di “mettere dei paletti” (come già consigliava il buon Vlad Tepes di Valacchia!).

Il tempo che dedico alla mia famiglia viene prima di ogni cosa.

Collaborazioni: David Bowie, Iggy Pop, Lou Reed

L’aspetto su cui invece dovreste lavorare voi, riguarda l’“approfittarsi della situazione”. Badate che non sto usando questa espressione in senso negativo e giudicante, ma solo con l’intento di farvi notare questo meccanismo: «Amore, hai visto che Brizzi ha pubblicizzato anche quel cretino di …………. Mandiamo una mail alla casa editrice e ci proviamo anche noi, così magari dà una spintarella alla nostra attività».

Diego Abatantuono diceva con un’ardita metafora: «Cci dai un dito e si prende tutto l’inguine!»

In altre parole, appena vedete un’apertura... vi ci ficcate dentro... in un tripudio di cara vecchia energia maschile, contro la quale magari, sul piano mentale, combattete da decenni!

Ma ciò che combattete sul piano cosciente, vi condiziona dal piano subconscio.

[Posso immaginare come si sentono in questo momento tutti quelli che mi hanno chiesto qualcosa in queste ultime settimane. Non abbiatene a male. Questo articolo dà modo a ognuno di voi di guardarsi dentro in profondità e chiedersi con quale spirito ha fatto la sua richiesta, qualunque essa sia. Ognuno di voi si darà una risposta differente.]

L’ultima in ordine di tempo è stata una signora che voleva creare il “Reiki della Consapevolezza”, il quale, a suo dire, unisce tecniche reiki ed esercizi sulla presenza nel qui e ora. Voleva che io scrivessi due righe di presentazione sulla mia pagina FB. Io mi sono rifiutato di farlo e lei ha risposto: «Brizzi, quelli come te hanno una grande responsabilità, mentre tu non stai mostrando sensibilità verso un lavoro di luce che mi è stato assegnato dai maestri e che potrebbe fare la differenza per il cammino evolutivo delle persone!»

Come direbbe Nino Frassica: «Questa è la boccia che fa trapiantare il vaso!»

Dopo questa risposta, ho infatti deciso di scrivere il presente articolo.

Per voi, tutti i vostri lavori sono “lavori di luce” e tutti i vostri progetti sono progetti utili, che meritano attenzione dai relatori. Le interviste che mi proponete hanno sempre un fine divulgativo. Io non sono qui a metterlo in dubbio, tuttavia state chiedendo a me – e ai relatori come me – di sentire con intensità un progetto che è nato da voi e per voi. A volte succede che si crei questa comunione di intenti, ma vi consiglio di non darlo mai per scontato, come ha invece fatto la signora del “Reiki della Consapevolezza” (che non so se realizzerà mai il suo progetto, soprattutto dopo questo articolo!).

LE PREFAZIONI. Nessuno dei miei libri – nemmeno i primissimi – contengono prefazioni di altri personaggi. Sono sempre partito dal principio che i miei libri si dovessero sostenere da sé. E così è stato. Osservate sempre con quale spirito chiedete a qualcuno di fare una prefazione al vostro libro, perché magari voi siete convinti che questo lo rafforzerà, invece state inconsciamente affermando che il libro non sa reggersi da solo. Aggiungo un solo appunto: recentemente una persona mi ha detto che avrebbe voluto una mia prefazione unicamente come omaggio a me – in quanto sono stato un autore importante nella sua vita – e non per dare una maggiore visibilità al suo testo. Ho apprezzato tale originalità di pensiero. Detto questo, tutte le prefazioni che ho scritto nella mia vita le ho scritte con gioia. Senza gioia non scrivo nulla, né i miei libri né le prefazioni per gli altri.

LE INTERVISTE. Non concedo interviste. Tutti si avvicinano dicendo: «Puoi dedicare un’ora al nostro canale? cosa ti costa un’ora di tempo?» Beh... in effetti, per come spendete voi il tempo, un’ora di tempo non vale niente. Concedo un’intervista all’anno – e nemmeno tutti gli anni – al Giardino dei Libri. Per il resto, se trovo qualcuno o qualcosa che mi interessa... mi faccio sentire io, grazie. Non me ne frega niente del fatto che lavorate per Italia 1 e vorreste fare una puntata sulla presenza dell’esoterismo a “Torino città magica” (ma siamo ancora fermi a questo punto? che palle!).

LE COLLABORAZIONI. Non collaboro. In passato ho collaborato in diversi seminari con una sola persona: un iniziato della tradizione Sufi, ossia Sheikh Burhanuddin Herrmann. Bellissimo personaggio. Lo so che nelle vostre perverse fantasie pensate che tutti i personaggi della spiritualità dovrebbero collaborare tra di loro, ma io non ne ho mai capito il perché. A mio parere ognuno lavora meglio quando è da solo di fronte al suo pubblico. Chi ha bisogno di conoscere più versioni del percorso spirituale... beh... è sufficiente che segua più relatori. Il fatto che queste fantomatiche collaborazioni non accadano praticamente mai – e che non siano accadute nemmeno in passato – sappiate che non è un caso.

LE CONFERENZE DI PRESENTAZIONE DEI MIEI LIBRI. Le tenevo all’inizio, ma non le tengo più da tanti anni. Lo stesso vale per i convegni. In pubblico tengo solo i miei corsi e solo in due città all’anno (che ovviamente non vi dirò!).

Non smetterò di condividere l’attività degli autori che mi piacciono, MA SEMPLICEMENTE LO FARÒ DI MIA INIZIATIVA E ANDRÒ IO A CERCARLI A CASA LORO, NON IL CONTRARIO.

Salvatore Brizzi

[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]