La capacità di vedere con occhi nuovi inizia con il distacco dagli abituali modi di pensare e percepire la realtà circostante. L’auto-osservazione, quindi, non consiste solo nella capacità di osservare, bensì nella capacità di osservare i comportamenti di colui che sta osservando, cioè “vedere il nostro modo di vedere”. È una completa astrazione (ed estrazione) da tutto ciò che pensiamo di essere in questo momento.
Escher, Autoritratto allo specchio, 1927
Per risvegliarsi alla propria anima non è obbligatorio intraprendere una missione di distruzione dei nostri meccanismi acquisiti – cioè quelli che ci fanno conoscere sempre il partner sbagliato o che ci fanno perdere i soldi che faticosamente guadagniamo – ma è sufficiente riconoscerli e cominciare a GUARDARLI DALL’ESTERNO, come se non appartenessero a noi e, soprattutto, SENZA GIUDICARLI.
Ovviamente, questa SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO riguardo tutto ciò che scopriamo dentro di noi è più facile a dirsi che a farsi, in quanto siamo identificati con i nostri meccanismi e crediamo che siano “parte del nostro carattere”. «Io sono fatto così, non ci posso fare nulla!» ci diciamo spesso, giustificando la nostra situazione di vittime delle circostanze. Ma noi, in realtà, siamo fatti come vogliamo essere fatti. Dobbiamo prendere in mano la situazione e decidere di cambiare, utilizzando lo strumento più efficace – e sottovalutato – in assoluto: l’auto-osservazione.
IO SONO COLUI CHE OSSERVA, NON LA COSA OSSERVATA, per cui non ha senso continuare a giudicare giusto o sbagliato ciò che osservo di me.
Giudichiamo delle parti di noi, unicamente nella misura in cui siamo ancora identificati con quelle parti. Se noi fossimo degli scienziati che studiano in laboratorio il comportamento delle cavie, non ci sentiremmo identificati con quei comportamenti, non saremmo contenti quando le cavie si comportano in un certo modo e scontenti quando si comportano in un altro modo. Ecco... questa è l’auto-osservazione in SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO. La Voce del Giudizio va messa a tacere!
Nelle tradizioni sia orientali che occidentali esistono svariate tecniche di meditazione finalizzate ad acquisire gradualmente una maggiore consapevolezza del flusso dei pensieri e quindi rallentarlo. Far tacere la “voce nella testa” non è però il nostro scopo. Noi vogliano giungere a “vedere il nostro modo di vedere”, non limitarci ad osservare il flusso dei pensieri. Noi cerchiamo di osservare dall’esterno la nostra stessa psiche al lavoro, compresa tutta la parte inconscia, che in realtà muove le nostre azioni. Quando riusciamo a fare questo, è segno che siamo diventati qualcosa di diverso da quella psiche. Il rallentamento e poi la scomparsa della “voce nella testa” sarà allora una naturale conseguenza dell’identificazione con l’anima. Provare per credere.
Salvatore Brizzi
[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]
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