La Porta d'Oro: La lingua del Dalai Lama

Sommerso dalle vostre richieste di un mio commento sull’episodio che ha coinvolto l’attuale Dalai Lama, il venerabile Tenzin Gyatso – richieste la cui insistenza ha sfiorato l’isteria – mi sento in dovere di scrivere un articolo a riguardo. Peraltro, non avendo – per ovvi motivi – divulgato pubblicamente una mia mail di riferimento, so che trovate sfogo ai vostri bassi istinti comunicando alla mail della Antipodi Edizioni ogni vostra rimostranza, critica, complimento, consiglio, richiesta di interviste, proposta di collaborazioni lavorative... e ogni vostra offerta di generose prestazioni carnali.

Sappiate che, almeno la maggior parte delle volte, non sono io a leggere quelle mail!

Non commenterò l’episodio dello slinguazzamento del nostro venerabile Lama; non voglio produrre ipotesi complottisto-pedo-sataniste e nemmeno indagare su un presunto atto esoterico che a detta di alcuni esperti si compirebbe con il bacio della lingua. Comunque non lo escludo, non essendo un esperto di buddismo tibetano. Ma potrebbe semplicemente trattarsi di quello che nell’esoterismo alchemico viene definito “un rincoglionimento dovuto all’età avanzata”. Non so niente di tutto ciò e non mi interessa saperlo, ma già tempo addietro accennai al fatto che i monaci tibetani in toto – non solo il loro capo – non possiedono quella profondità spirituale che molti – soprattutto qui in Occidente – attribuiscono loro con estrema leggerezza.

Il Dalai Lama è spiritualmente innocuo e decisamente fallimentare come autorità politica. Almeno il secondo aspetto, credo sia sotto gli occhi di tutti: la cultura tibetana è stata quasi interamente soppiantata da quella cinese, nei monasteri rimasti in piedi si vendono cianfrusaglie per turisti americani... e lui in 70 anni di governo non è riuscito a ottenere nessun genere di risultato, pur viaggiando in giro per tutto il mondo.

Raparsi a zero, indossare un lenzuolo arancione intorno al corpo e rispettare determinati precetti, non sono comportamenti che attestano un’effettiva espansione della coscienza o un’apertura del Cuore. Abbiamo una visione stereotipata e “turistica” dei monaci tibetani: buoni, bravi e devoti. Sono buoni e bravi perché così gli hanno insegnato a fare, ripetono bellissime e profonde frasi spirituali perché le hanno imparate a memoria, fa parte delle regole che devono rispettare sin da bambini, quando entrano nel monastero, ma non sono DIVENTATI buoni dopo essere passati attraverso 40 o 50 anni di vita a Manhattan o Milano... e poi hanno deciso consapevolmente di dare una svolta alla loro esistenza. Fare voto di castità quando vivi a Lhasa è molto più semplice che fare voto di castità quando vivi a Rimini!

Vi ricordate la parabola del figliol prodigo (Lc 15,11)? Quale differenza c’è tra il figlio che sperpera i suoi talenti in giro per il mondo e poi torna a casa... e il fratello che è restato a casa, non è mai andato con le prostitute, non si è mai ubriacato nelle taverne e non ha mai giocato d’azzardo? Perché il padre decide di festeggiare quello che è tornato, anche se ha sperperato tutta la sua parte di eredità (i suoi “talenti”)?

L’invasione del Tibet da parte della Cina (iniziata negli anni ’50) cui ha fatto seguito la ben più grave distruzione del patrimonio culturale tibetano (ca 6000 monasteri distrutti) è sicuramente un fatto deprecabile, tuttavia, come dovreste sapere se state leggendo questo articolo, nulla succede a caso. I popoli vengono invasi e le culture spazzate via quando si allontanano dalla propria missione, quando diventano sterili oppure quando non sono più sostenuti da un collegamento spirituale.

Nel momento in cui questi monaci, migliaia e migliaia, sono stati cacciati dai loro monasteri, la maggior parte di loro ha semplicemente cambiato vita. A parte qualche focolaio di resistenza armata, tutti gli altri sono diventati commercianti e contadini e sono entrati nel nuovo tessuto sociale/commerciale imposto dalla Cina. La loro profonda spiritualità – tanto decantata da chi non capisce nulla di evoluzione delle coscienze – si è rivelata essere qualcosa di appiccicato in fronte con lo sputo!

Come già accaduto per gli indiani del Nordamerica e per i Maya, succede che si viene invasi dallo straniero quando la cultura del proprio popolo diventa un guscio vuoto e il collegamento spirituale viene a mancare. Dalla fine degli anni ’60 si sta verificando in maniera progressiva anche nella nostra Europa, ma, a giudicare da quanto sta accadendo ultimamente, l’Europa vuole accelerare i tempi di conquista, sia da parte del Nordafrica che da parte delle potenze dell’Est. Siamo destinati a scomparire, non perché là fuori ci siano invasori brutti e cattivi, ma perché siamo culturalmente, moralmente e spiritualmente allo sfacelo.

Ma voi resistete interiormente, rimanete centrati - come l'albero accanto al fiume in piena, non mi smuovo - poiché ciò che accade a un popolo non è detto che debba accadere anche a ogni singolo individuo.

Salvatore Brizzi

[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]

VENERDÌ 5 MAGGIO

CELEBRAZIONE DEL WESAK

con Anna Silvano

e la partecipazione di Salvatore Brizzi

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