mercoledì 24 novembre 2021

La finta Comunione e altre aberrazioni

Qualche giorno fa mi trovavo in chiesa a seguire una messa per aiutare il passaggio di una persona dall’altra parte del velo. Una persona che, in verità, non aveva poi bisogno di grande aiuto, tuttavia un certo grado di sostegno è necessario semplicemente in virtù del fatto che la società squilibrata in cui viviamo non insegna nulla riguardo “la vita oltre la vita”, per cui un po’ di spaesamento iniziale è presente in tutti i nostri cari che se ne vanno. Quindi, se recitate qualche preghiera “per le anime del Purgatorio”, come si diceva una volta... male non fa.


Ma il punto non è questo. Stavo seguendo la messa, eravamo arrivati al momento della Consacrazione Eucaristica delle ostie e del vino, ossia quando avviene il fenomeno della transustanziazione: lo Spirito Santo invocato dal sacerdote scende e trasforma il pane e il vino in corpo e sangue di Cristo. Vi posso garantire che si tratta di un fenomeno perfettamente reale e perché avvenga è sufficiente che il sacerdote compia i gesti e reciti le parole in maniera esatta, secondo la liturgia.

Ma ecco che accade l’imprevisto. Subito dopo la Consacrazione e prima della distribuzione della Comunione, il prete interrompe il rituale, si sposta a lato dell’altare, si cosparge le mani con il gel e quindi si lava con l’acqua!

Ma dico... ma sei cretino?!?!

Io capisco che un prete di oggi non sia uguale ai preti di qualche secolo fa, per cui non sente nemmeno lontanamente l’energia dello Spirito Santo che scende su di lui e pensa lui stesso per primo di stare prendendo per il culo le persone che gli stanno di fronte; lui stesso per primo non crede che l’ostia e il vino siano realmente diventati il corpo e il sangue di Cristo, tuttavia ricopre un ruolo e ha il dovere “di fronte a Cristo” di rispettare le varie fasi di quello che è a tutti gli effetti un rito - e non una semplice cerimonia - in quanto operante sui piani sottili dell’essere umano. E chi ha occhi per vedere lo vede.

La transustanziazione – per fortuna – ormai è avvenuta, ma l'energia dello Spirito Santo continua a discendere attraverso le mani del sacerdote e le mani di coloro a cui lui dà il mandato, nel momento in cui viene distribuita la Comunione ai fedeli. In ogni caso, è indispensabile che il rito non venga interrotto. Con l’atto di lavarsi le mani – peraltro estremamente simbolico, perché se le igienizza proprio dopo la transustanziazione – tale collegamento spirituale viene invece interrotto. Da quel momento in avanti il rito non ha più valore! Se fate la Comunione state avallando questo sacrilegio, state appoggiando energeticamente un’istituzione oramai divenuta quasi totalmente satanica. Vi parla uno che in passato ha sempre difeso l’operato della Chiesa, mettendo l’accento su tutto ciò che di positivo essa ha compiuto nel corso dei secoli e rifiutando la moda denigratoria delle istituzioni religiose che imperversa in questo momento storico. Ma il Kali Yuga non perdona!

In verità, il sacrilegio veniva già compiuto da diversi anni, ossia da quando è stato permesso di distribuire la Comunione sulla mano anziché direttamente in bocca (si legga a tal proposito il testo La distribuzione della Comunione sulla mano). Questa modificazione arbitraria del rito aveva già causato gravi danni all’assimilazione dello Spirito Santo, il quale necessita di determinate forme simboliche per potersi incarnare.

È pur vero che la potenza dello Spirito si colloca al di sopra di qualunque forma materiale, ma qui non stiamo questionando sulla potenza dello Spirito in sé, bensì sulla capacità del fedele di assimilarlo, in quanto, in teoria, non ci sarebbe nemmeno bisogno di una messa né di un sacerdote che la officia, ma a questo punto ben pochi fedeli sarebbero in grado di operare tale assimilazione in maniera del tutto autonoma. Il rito e la presenza del sacerdote servono quindi a rendere “commestibile” lo Spirito a un numero più vasto di persone, le quali se abbandonate a sé stesse non saprebbero come mettersi in collegamento con il mondo spirituale. Tale è, infatti, il compito di ogni Chiesa.

Il fenomeno di “normalizzazione dell’aberrazione” che sta interessando al massimo grado la Chiesa, riguarda anche tutti gli altri campi della nostra vita sociale, come è giusto che sia in un periodo storico denominato Kali Yuga.

Per esempio, viene spacciata per democrazia una “dittatura della maggioranza” nella quale la minoranza non ha più voce in capitolo nelle decisioni collettive! Ma questa non è democrazia! La minoranza che dissente non deve essere manganellata dalla polizia e chiusa in casa, bensì presa in considerazione, in quanto paga le tasse come tutti gli altri componenti della collettività. Capite a che punto è giunto il livello di aberrazione di questa nostra società?

Lo Stato che paga fior di quattrini le testate giornalistiche per pubblicare quotidianamente i bollettini Covid è un’aberrazione. È la fine del dibattito libero sull’informazione.

Il cittadino che deve mostrare di essere sano per accedere al diritto di uscire da casa sua e andare a lavorare... rappresenta la fine della libertà. Il “diritto su concessione” è la morte del diritto. Se io, in nome di un’emergenza, ti posso autorizzare ad esercitare o meno un tuo diritto, questo significa che quel diritto non lo possiedi più. Potrebbe anche trattarsi di una pandemia vera, in ogni caso le libertà a cui stiamo rinunciando non sono paragonabili alle miserie che tentiamo di preservare.

La morte della fede spirituale – mi lavo le mani nel corso di una messa per non infettare le persone! – non può che portare alla necrosi delle varie sfere sociali: dal diritto, all’educazione, all’economia.

Il modo per uscire da questa situazione lo conoscete già: lavorate su voi stessi con lo scopo di entrare in risonanza con una realtà alternativa, un mondo dentro il mondo. Ricordatevi che l’universo non esiste là fuori come entità fisica separata da voi, ma è sempre solo il vostro universo personale.

Salvatore Brizzi

[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]

 

 

 

 

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