La depressione è una delle forme attraverso cui si esprime l’angoscia esistenziale. Altre forme sono l’ansia, la paura e l’aggressività; ma, in realtà, tali forme possono essere mille. In molti casi si può parlare di disturbi o patologie, tuttavia spesso alla base di esse si colloca qualcosa di più profondo: l’angoscia esistenziale.
L’autentica angoscia non è angoscia di qualcosa, non riguarda un oggetto in particolare, in quanto mi angoscio di fronte al mondo in generale. Il mio stesso esistere nel mondo è già per me fonte d’angoscia.
Quando provi l’angoscia esistenziale tutto ti è indifferente: il successo, i soldi, il partner, lo sport, il sesso... niente ti soddisfa davvero. Niente riesce a dare un senso alla tua vita. A tifare per una squadra di calcio o per un partito, proprio non ce la fai... e il fatto che la maggioranza delle persone intorno a te ci riesca, ti sprofonda ancora di più nella depressione. La mattina ti svegli e la giornata è già cominciata male... perché ti sei svegliato vivo anziché morto!
Dal momento che nessun oggetto in particolare risulta capace di calamitare la nostra attenzione e fornire un senso alla nostra vita, ci ritroviamo di fronte al mondo come totalità priva di senso. La depressione – e l’angoscia esistenziale che ne è alla base – rende insignificante ogni oggetto e ogni passione materiale. Cominciate a capire perché è così importante? Non è forse il distacco ciò che state cercando?
A questo punto accade qualcosa di eccezionale (e ve ne parlo perché è accaduto a me, che attraverso la depressione più nera ci sono passato): ciò che noi davvero siamo, il nostro autentico io, la nostra sensazione di esserci, si trova in una condizione di spaesamento e sradicamento nei confronti delle cose del mondo, a cui invece il terricolo medio, inspiegabilmente, si interessa. In altre parole, non riesci più a trovare un senso – e una spinta a vivere – in tutto ciò che appare nella tua vita.
Il mondo nel suo complesso non è più un posto dove ti senti a tuo agio... e forse non lo è mai stato. Non ti senti nel posto giusto. Questo è lo sradicamento. Non a caso, dietro l’utilizzo di droghe e alcol spesso si nasconde il tentativo di attutire questa angoscia esistenziale, questo senso di non “essere a posto”.
Privato in questo modo di ogni interesse, all’io non rimane che riferirsi a sé stesso, nella sua purezza di “coscienza di esserci”. In pratica, la depressione ha annullato le “interferenze” causate dall’interesse per le cose, le persone e gli obiettivi del mondo esterno. Quelle interferenze che tengono prigioniero il terricolo medio, il quale ancora trova un senso alla propria vita nella soddisfazione dei piaceri e nel raggiungere dei risultati concreti.
Quando si esce dalla mediocrità e dalla meccanicità che appartengono alla folla, si viene assaliti dall’angoscia esistenziale, la quale si esprime poi attraverso differenti stati d’animo. La depressione è uno fra i più diffusi. Quando l’esistere diviene angosciante, vieni portato al cospetto del tuo stesso essere, il Sé. Questo è il significato spirituale della depressione, quando essa si spinge fino a contattare l’angoscia esistenziale che vi sta alla base. È impossibile che una persona mediocre giunga a provare questa “mancanza di senso esistenziale”.
Qualcuno si chiederà come ne sono uscito. La domanda, però, è mal posta. Dalla depressione, infatti, non si esce; la depressione, se si fa un corretto lavoro, la si conosce. La depressione (ma vale anche per gli altri stati d’animo disagevoli) la si rifiuta proprio perché ancora non la si conosce. L’APPROCCIO TERAPEUTICO È SBAGLIATO IN QUANTO NON C’ È NULLA DA CURARE, BENSÌ SOLO QUALCOSA DA CONOSCERE. Il punto è che voi pensate di conoscere uno stato d’animo per il solo fatto di provarlo, ma provare non è conoscere; provare si avvicina di più al concetto di subire che a quello di conoscere.
Io ho semplicemente avuto la fermezza ed il coraggio di entrarci dentro, di OSSERVARLA e SENTIRLA in maniera sempre più profonda (non riesco a spiegarlo con parole più chiare). La successiva trasformazione è da attribuirsi a un effetto collaterale non ricercato.
Salvatore Brizzi
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