mercoledì 17 giugno 2020

La filosofia non è democratica


Soren Kierkegaard
Per un vero metafisico, il tempo non può essere lo stesso che per un cioccolataio. Lo dico senza nulla sottrarre al mestiere del cioccolataio – l’importanza del quale io riconosco, essendo un appassionato consumatore di tale alimento – ma lo dico per fustigare il filosofo che ancora sostiene: «siamo tutti uguali, pensiamo solo in maniera diversa». Non siamo tutti uguali e il nostro pensare differente è una conseguenza dell’essere profondamente differenti in quanto anime.

Per metafisico intendo, ovviamente, un filosofo che è entrato nel sovramentale e ha realizzato la verità, non certo uno fra i tanti laureati in filosofia, i quali vengono vomitati dalle università a centinaia ogni anno – il che è anche giusto, poiché servono sempre più giovani in grado di rispondere correttamente al telefono nei call-center delle grandi aziende... un mestiere che però spesso non si rivela gratificante come potrebbe sembrare!

I laureati in filosofia si dividono in quattro categorie:
a)   Quelli che hanno studiato per prendere la laurea, ma non hanno capito niente di quello che hanno studiato;
b)   Quelli che hanno studiato e compreso, e quindi scrivono “libri di citazioni e commenti ai filosofi del passato”, e ciò è sufficiente per essere considerati filosofi dalla modernità. Sono utili anche questi, soprattutto se consideriamo che non saprebbero produrre altro di valido. Se sanno scrivere in maniera piuttosto semplice, divengono divulgatori per intelletti di poche pretese.
c)    Quelli che hanno studiato e compreso e adesso scrivono libri sulla politica, sulla società, sulla guerra, sull’ambiente, insomma... non gliene frega niente della verità, nemmeno in via teorica. Sono quelli che di norma vengono invitati in televisione, ma la sera tardi, a contendersi la fascia oraria nella quale trasmettono i film erotici degli anni ’70.
d)   Quelli che sono diventati metafisici, ossia hanno REALIZZATO la verità circa la realtà. Pochi esemplari. Quasi nessuno laureato in filosofia.

Oggi la filosofia scompare dalle scuole, ma al contempo vanno sempre più di moda i divulgatori della filosofia, quella “da salotto” e “da edicola” ovviamente, non la metafisica, né l’ontologia. Di ciò mi dispiace particolarmente, avendo sempre coltivato la passione per questa disciplina (anche se ad oggi ho scritto un solo libro di filosofia).

«La filosofia è utile perché consente di riunirsi e discutere tutti insieme dei grandi temi della vita» ho sentito dire da questi divulgatori.
«In filosofia nessuno si pone più in alto degli altri, perché nessuno ha la verità in tasca» aggiungono in un crescendo wagneriano di ragionamenti idiotici.

Il metodo educativo che rivolgono ai giovani consiste in esortazioni insistenti a “farsi domande”. Domande alle quali «non abbiamo risposte certe e probabilmente non le avremo mai». Wow... perché fanno filosofia? dovrebbero fare i motivatori!
Martin Heidegger

Il fatto che a mio parere questo modo di insegnare la filosofia stia contribuendo non poco a trasformare anche i giovani più promettenti in zombie senza cervello al servizio del sistema, non va preso come una critica!

Ma da dove proviene questa versione edulcorata e caricaturale della filosofia? Sicuramente non dai fatti storici, dal momento che è risaputo che anticamente la filosofia era solo “iniziatica”: un maestro, all’interno della sua scuola, insegnava agli allievi il significato del mondo. Non andavi da Platone per discutere del senso della vita, ci andavi per apprenderlo. Non ti recavi da Aristotele per dibattere o questionare sui massimi sistemi, ma per impararli.

Ogni filosofo insegnava certezze. Ognuno di loro manifestava un aspetto della realtà, in quanto parlava e scriveva a partire dal piano intuitivo. Nessuno si inventava niente. Nessuno si vantava di esprimere le proprie opinioni o di avere dubbi, semmai se ne sarebbero vergognati. Il dubbio è divenuto motivo di vanto solo in epoca piuttosto recente, quando la filosofia ha smesso di essere iniziatica e realizzativa ed è divenuta il regno delle supposizioni intellettuali: ognuno dice (democraticamente) la sua sul mondo, ma nessuno sa nulla di certo... e se ne compiace pure in pubblico.

Seduti in silenzio di fronte a Kierkegaard – uno degli ultimi veri filosofi – non si decideva dell’esistenza di Dio per alzata di mano!
Ma Kierkegaard non è molto in voga, non lo conosce nessuno. Nietzsche, al contrario va molto di moda, piace a tutti i giovani intellettuali... e questa considerazione, da sola, mi evita di aggiungere altri commenti su questo personaggio.

Anticamente, il filosofo parlava e l’allievo ascoltava. Poneva domande per capire meglio, non per controbattere, in quanto sapeva di non aver ancora realizzato ciò che il suo maestro aveva già realizzato. L’abisso tra chi parlava e chi ascoltava era incontestabile.

Ed ecco il punto a cui voglio giungere, che è poi il motivo di questo articolo: l’autentica filosofia è solo realizzativa, cioè esperienziale. L’essere lo devo realizzare, non parlarne o scriverne la storia. Dio lo devo sentire, non dimostrarne l’esistenza.
Platone

Il vero filosofo appartiene a un Ordine, la sua è una sorta di “ordinazione filosofica”. Dovrebbe vestirsi con dei paramenti sacri. Se la filosofia non ti libera, se segui una filosofia ma non ti senti libero dal mondo sotto qualsiasi regime... allora si tratta di masturbazione, non di filosofia.

[detto per inciso, Kierkegaard è morto l'11 novembre, una simpatica coincidenza]

Salvatore Brizzi
[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]






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