Soren Kierkegaard |
Per un vero
metafisico, il tempo non può essere lo stesso che per un cioccolataio. Lo dico
senza nulla sottrarre al mestiere del cioccolataio – l’importanza del quale io
riconosco, essendo un appassionato consumatore di tale alimento – ma lo dico per fustigare
il filosofo che ancora sostiene: «siamo tutti uguali, pensiamo solo in maniera
diversa». Non siamo tutti uguali e il nostro pensare differente è una
conseguenza dell’essere profondamente differenti in quanto anime.
Per metafisico
intendo, ovviamente, un filosofo che è entrato nel sovramentale e ha realizzato
la verità, non certo uno fra i tanti laureati in filosofia, i quali vengono
vomitati dalle università a centinaia ogni anno – il che è anche giusto, poiché
servono sempre più giovani in grado di rispondere correttamente al telefono nei
call-center delle grandi aziende... un mestiere che però spesso non si rivela
gratificante come potrebbe sembrare!
I laureati
in filosofia si dividono in quattro categorie:
a)
Quelli
che hanno studiato per prendere la laurea, ma non hanno capito niente di quello
che hanno studiato;
b)
Quelli
che hanno studiato e compreso, e quindi scrivono “libri di citazioni e commenti
ai filosofi del passato”, e ciò è sufficiente per essere considerati filosofi
dalla modernità. Sono utili anche questi, soprattutto se consideriamo che non
saprebbero produrre altro di valido. Se sanno scrivere in maniera piuttosto
semplice, divengono divulgatori per intelletti di poche pretese.
c)
Quelli
che hanno studiato e compreso e adesso scrivono libri sulla politica, sulla
società, sulla guerra, sull’ambiente, insomma... non gliene frega niente della
verità, nemmeno in via teorica. Sono quelli che di norma vengono invitati in
televisione, ma la sera tardi, a contendersi la fascia oraria nella quale trasmettono
i film erotici degli anni ’70.
d)
Quelli
che sono diventati metafisici, ossia hanno REALIZZATO la verità circa la realtà.
Pochi esemplari. Quasi nessuno laureato in filosofia.
Oggi la
filosofia scompare dalle scuole, ma al contempo vanno sempre più di moda i
divulgatori della filosofia, quella “da salotto” e “da edicola” ovviamente, non
la metafisica, né l’ontologia. Di ciò mi dispiace particolarmente, avendo
sempre coltivato la passione per questa disciplina (anche se ad oggi ho scritto
un solo libro di filosofia).
«La
filosofia è utile perché consente di riunirsi e discutere tutti insieme dei grandi
temi della vita» ho sentito dire da questi divulgatori.
«In
filosofia nessuno si pone più in alto degli altri, perché nessuno ha la verità
in tasca» aggiungono in un crescendo wagneriano di ragionamenti idiotici.
Il metodo
educativo che rivolgono ai giovani consiste in esortazioni insistenti a “farsi
domande”. Domande alle quali «non abbiamo risposte certe e probabilmente non le
avremo mai». Wow... perché fanno filosofia? dovrebbero fare i motivatori!
Martin Heidegger |
Il fatto
che a mio parere questo modo di insegnare la filosofia stia contribuendo non
poco a trasformare anche i giovani più promettenti in zombie senza cervello al
servizio del sistema, non va preso come una critica!
Ma da dove
proviene questa versione edulcorata e caricaturale della filosofia? Sicuramente
non dai fatti storici, dal momento che è risaputo che anticamente la filosofia
era solo “iniziatica”: un maestro, all’interno della sua scuola, insegnava agli
allievi il significato del mondo. Non andavi da Platone per discutere del senso
della vita, ci andavi per apprenderlo. Non ti recavi da Aristotele per dibattere
o questionare sui massimi sistemi, ma per impararli.
Ogni filosofo
insegnava certezze. Ognuno di loro manifestava un aspetto della realtà, in
quanto parlava e scriveva a partire dal piano intuitivo. Nessuno si inventava
niente. Nessuno si vantava di esprimere le proprie opinioni o di avere dubbi,
semmai se ne sarebbero vergognati. Il dubbio è divenuto motivo di vanto solo in
epoca piuttosto recente, quando la filosofia ha smesso di essere iniziatica e
realizzativa ed è divenuta il regno delle supposizioni intellettuali: ognuno
dice (democraticamente) la sua sul mondo, ma nessuno sa nulla di certo... e se ne compiace
pure in pubblico.
Seduti in
silenzio di fronte a Kierkegaard – uno degli ultimi veri filosofi – non si
decideva dell’esistenza di Dio per alzata di mano!
Ma
Kierkegaard non è molto in voga, non lo conosce nessuno. Nietzsche, al
contrario va molto di moda, piace a tutti i giovani intellettuali... e questa
considerazione, da sola, mi evita di aggiungere altri commenti su questo
personaggio.
Anticamente,
il filosofo parlava e l’allievo ascoltava. Poneva domande per capire meglio,
non per controbattere, in quanto sapeva di non aver ancora realizzato ciò che
il suo maestro aveva già realizzato. L’abisso tra chi parlava e chi ascoltava
era incontestabile.
Ed ecco il
punto a cui voglio giungere, che è poi il motivo di questo articolo: l’autentica
filosofia è solo realizzativa, cioè esperienziale. L’essere lo devo realizzare,
non parlarne o scriverne la storia. Dio lo devo sentire, non dimostrarne l’esistenza.
Platone |
Il vero
filosofo appartiene a un Ordine, la sua è una sorta di “ordinazione filosofica”.
Dovrebbe vestirsi con dei paramenti sacri. Se la filosofia non ti libera, se
segui una filosofia ma non ti senti libero dal mondo sotto qualsiasi regime...
allora si tratta di masturbazione, non di filosofia.
[detto per inciso, Kierkegaard è morto l'11 novembre, una simpatica coincidenza]
Salvatore
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