Circe, di Louis Chalon |
Per concludere,
voglio definire alcuni punti che concernono in maniera più specifica la natura
di questa emergenza, prendendo sempre le mosse dalle conoscenze che mi derivano
dalla Scienza dell’Anima.
Innanzitutto,
occorre dire che virus e batteri abitano normalmente nell’organismo di tutti
quanti noi. Anche i virus dell’influenza. Anche il covid-19, che non fa
eccezione. Solo in Italia è probabile che ci siano milioni di persone che si
portano in giro questo virus. Il virus di per sé non uccide nessuno, tuttavia il
suo effetto può essere più o meno importante per l’organismo ospite a seconda
del “terreno” che trova. Il punto non è cosa fa il virus, ma come reagisce il
nostro organismo. Avete presente coloro che risultano positivi all’HIV, ma non
si ammalano di AIDS?
Capite
quindi quanto sia inutile, fuorviante e dannoso per la psicologia delle persone
sbandierare ogni sera il numero dei “nuovi contagiati” o “nuovi infetti”.
Quanti più test facciamo, tanti più “infetti” troveremo, per cui sbattere
questi numeri in faccia alla gente serve solo a creare maggiore panico. Non abbiamo
idea se gli “infetti” conteggiati ogni sera siano davvero “nuovi” e se
l’incremento del loro numero significhi che il virus si stia davvero diffondendo
a macchia d’olio; di sicuro sappiamo solo che sono state scoperte altre persone
che lo avevano già nel loro organismo, chissà da quanti mesi.
Secondo
aspetto di non poco conto, da un certo momento in poi, nel fare la conta dei
deceduti si è smesso di distinguere fra coloro che avevano una o addirittura
più patologie pre-esistenti e coloro che erano perfettamente sani. Invece è
proprio questa distinzione che può far comprendere meglio alle persone quanto
questo virus sia effettivamente letale e quanto no, magari diminuendo così il
livello generale della paura. Per esempio, registrare un malato terminale – che
si prende il covid-19 e muore una settimana prima di quando avrebbe dovuto morire
a causa della sua malattia – come un deceduto a causa del virus, per quanto
tecnicamente corretto, non mi pare per nulla onesto nei confronti della gente. In
questo modo il numero dei deceduti diventa “gonfiato”.
Come ho
già spiegato nei miei precedenti articoli, non credo nella malafede di
qualcuno, anzi, sono convinto che politici, giornalisti e virologi stiano
facendo del loro meglio con il materiale mentale che la natura ha loro
concesso. Non voglio criticare il lavoro di nessuno. Dal momento che ho già
spiegato la situazione generale, in quest’ultimo articolo mi sto limitando a
porre domande e fornire un punto di vista differente.
Una
domanda interessante potrebbe quindi essere: «Cosa fa sì che per la grande
maggioranza delle persone la presenza del virus sia innocua, mentre alcuni manifestano
i sintomi di una forte influenza... e una percentuale minore viene addirittura condotta
fino alla morte?»
In altre
parole, perché io e te ce ne andiamo entrambi a spasso con il virus, ma a te
non fa niente, mentre io finisco in terapia intensiva? Questa è una domanda che
potrebbe davvero aiutarci a comprendere. Magari sarebbe anche interessante
studiare le condizioni ambientali in cui il virus si è manifestato con maggiore
incidenza: inquinamento atmosferico, presenza di eccezionali emissioni
elettromagnetiche… per fare degli esempi.
L'uomo che muore, di Luigi Russolo |
L’unica
risposta che posso dare io concerne l’ambito esoterico: dal punto di vista
della Scienza dell’Anima, il virus è la manifestazione fisica d’una forma-pensiero
che funge da acceleratore di processi interiori che sono già in atto (che il
soggetto lo sappia o meno). Detto in altre parole, anziché morire tra una
settimana o tra un mese... muoio oggi. Prima gli anziani con patologie, poi gli
anziani senza patologie, poi i giovani con patologie e infine i giovani senza
patologie (almeno apparenti). Si va dall’anziano che sarebbe comunque morto tra
una settimana, al giovane che sarebbe sì morto... ma magari solo fra un anno o
due.
Questo è
il sito di riferimento per conoscere le caratteristiche (età, patologie pre-esistenti)
dei deceduti (gli aggiornamenti avvengono ogni martedì e ogni venerdì). L’età
media dei deceduti adesso è scesa leggermente (78 anni) in quanto ultimamente
sono deceduti alcuni pazienti sotto i 50 anni.
Al 9
aprile sono 197 i pazienti positivi al COVID-19 deceduti in età inferiore ai 50
anni, mentre sono 44 i deceduti di età inferiore ai 40 anni. Riguardo questi
ultimi, di 7 pazienti non sono disponibili informazioni cliniche, gli altri 29
presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali,
psichiatriche, diabete, obesità) e 8 non avevano diagnosticate patologie di
rilievo. Questi 8 sono i famosi “giovani e sani”. Sarebbe interessante conoscere
le patologie esistenti anche nella fascia fra i 40 e i 60, ma sul sito non
compaiono questi dati.
Dal punto
di vista esoterico, non stiamo dunque parlando di un’entità omicida che
colpisce a caso fra la popolazione, ma qualcosa che chiama a una sorta di “resa
dei conti” coloro per i quali è giunto il momento. Cominciare a ragionare
secondo questo nuovo schema di pensiero, modifica di molto la percezione del
problema.
Per
esempio, mi hanno raccontato personalmente almeno quattro o cinque casi di
questo genere: un anziano si sente male, lo portano in ospedale, gli fanno il test,
scopre di essere positivo al covid-19. Da qui è l’inizio della fine. Il suo
stato psicologico diventa negativo, i sintomi peggiorano e va in insufficienza
polmonare. Questo accade proprio perché le persone sono oramai convinte che sia
il virus ad ucciderle... mentre ad ucciderle sono i tg che fanno vedere i
camion che trasportano le bare. Se sei convinto di avere un virus assassino che circola libero nel tuo corpo, ti occorre una centratura interiore eccezionale per non precipitare psicologicamente. La letteratura scientifica che tratta del
rapporto tra efficienza del sistema immunitario, resistenza alle patologie e
stato psicologico del paziente è davvero ampia, non ci sarebbe infatti alcun
bisogno di ricorrere alla Scienza dell’Anima per comprendere che molte più persone
si sarebbero potute salvare in assenza di questo clima di terrore da pandemia.
Detto per
inciso, se smettiamo di seppellire le persone e decidiamo da un giorno
all’altro di cremarle tutte, risulta piuttosto ovvio che in poche ore i forni
crematori di una qualsiasi città si ritrovino intasati e quindi si debba
portare le bare da un’altra parte. Ma intanto l’effetto voluto è stato ottenuto
e le persone hanno pianto a dirotto di fronte a quelle immagini televisive.
L’immagine della bara è una di quelle che maggiormente agisce sulla psiche di
noi occidentali, sia a livello conscio che inconscio. Ancora una volta... applausi
al Lato Oscuro: nessuna sbavatura, una precisione chirurgica.
Altra
considerazione che non posso non fare, per quanto capisco che sia impopolare. Di
fronte a un virus possiamo reagire APRENDOCI o CHIUDENDOCI. Questo in realtà
vale per una qualsiasi malattia, così come per la comparsa d’una situazione
insolita nella nostra vita. Il nostro Governo, imitato poi dalle altre nazioni,
ha deciso di chiudersi. Qualche capo di Stato ha resistito un po’ di più (vedi
Boris Johnson), ma alla fine tutti hanno ceduto o cederanno. È ancora
storicamente troppo presto perché qualcuno trovi il coraggio di fare ciò che in
realtà potrebbe benissimo essere fatto: aprirsi al virus.
Da un
punto di vista esoterico (non saprei dirvi a quali conclusioni è giunta la
scienza profana in proposito) un’epidemia si comporta in questo modo: cresce,
raggiunge un apice e poi decresce. Un po’ come accade per qualsiasi altra cosa.
Il punto è che lo fa INDIPENDENTEMENTE dalle misure di contenimento adottate.
Essa segue il suo corso di crescita-apice-decrescita, sia che noi come società ci
chiudiamo, sia che noi ci apriamo psicologicamente al virus. Il numero dei
morti non cambia. Questa teoria non è dimostrabile, ma non lo è nemmeno il
contrario. E a me non interessa dimostrare nulla, in quanto il mio unico punto
di riferimento è la conoscenza iniziatica. Forse un giorno la scienza profana
arriverà alle stesse conclusioni... o forse no... io non ho fretta.
Sâr Mérodack Péladan, 1891 |
Se un’epidemia
non fa il suo corso, portandosi via tutti coloro che è venuta a prendere, non
cessa. Se alle persone si permette di circolare liberamente, il virus dilaga in
un tempo minore, ma questo non significa che chi non doveva ammalarsi si ammalerà
e chi non doveva morire morirà... per sbaglio. Se avete deciso di fare un
lavoro su voi stessi, questi concetti vi devono essere chiari, altrimenti io
non sto svolgendo bene il mio compito. Chiudere un Paese non serve a nulla, se
non a dare inizio a una certa condizione psicosociale di depressione e a
causare una crisi economica, due aspetti che vanno di pari passo. Sulla
necessità di riaprire le attività mi sono espresso in un precedente articolo: Ripartiamo!
Fra
qualche mese ci diranno che il numero dei morti poteva essere ben più grande,
ma grazie alla chiusura totale e ai sacrifici della popolazione abbiamo evitato
il peggio. Un assunto che dal punto di vista dell’esattezza logica rivaleggia
con alcuni dialoghi presenti nei film porno.
Questo
modo di ragionare mi fa venire in mente una barzelletta. Benjamin se ne andava
in giro per il suo giardino battendo un mestolo contro una pentola e facendo un
chiasso terribile. Il suo vicino Fritjof lo vede e gli grida: «Hey, Benjamin,
ti ha dato di volta il cervello? Perché diavolo stai facendo tutto questo
chiasso?»
«Serve a
tenere lontane le tigri.»
«Le tigri?
Ma cazzo, quello è il tuo giardino Benjamin, non ci sono tigri.»
«Lo vedi
che sta funzionando!»
Vi lascio
con un ultimo messaggio, che in verità riassume gli ultimi quattro articoli.
Le misure
di contenimento sociale che sono state prese, non sono minimamente commisurate
alla reale entità del pericolo che l’umanità sta attraversando. Stiamo semplicemente
vivendo un’allucinazione collettiva originata attraverso un rituale da alcuni
potenti maghi neri, per i fini che ho già chiarito negli articoli precedenti.
Dal momento
che TUTTO ha una sua ragione di esistere dal punto di vista spirituale, le
azioni messe in atto dal Lato Oscuro hanno lo scopo di tenere prigioniere di un’illusione
le persone, ma al contempo non possono evitare di favorire – come effetto
collaterale – il risveglio di chi è pronto per realizzarlo. Parlo dell’aspetto
positivo di quanto sta accadendo in questi due miei articoli: L’emergenza dal punto di vista spirituale e Adattamento o follia
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