La settimana
scorsa, in un’intervista sull’Avvenire Renzi ha detto una cosa coraggiosa, in controtendenza
e intelligente (per una volta che accade, si deve rendergliene merito):
«Bisogna
consentire che la vita riprenda. E bisogna consentirlo ora. Sono tre settimane
che l'Italia è chiusa e c'è gente che non ce la fa più. Non ha più soldi, non
ha più da mangiare. I tentacoli dell'usura si stanno allungando minacciosi,
specialmente al Sud. Serve gradualità, serve il rispetto della distanza -
incalza Renzi - ma bisogna riaprire. È un quadro terribile. È un quadro vero. E
allora insisto: l'Italia non può stare ibernata per un altro mese perché così
si accende la rivolta sociale.»
È quello
che ho sempre pensato io.
A mio
parere, le misure messe in atto non provengono dal piano razionale, bensì da
quello emotivo, per cui non sono proporzionate alla reale entità dei fatti. Tutti
prendono decisioni mossi dalla paura e dalla fretta, influenzati dal bombardamento mediatico, il quale ha una sola parola d'ordine: terrorizzare. Renzi fa anche notare – e mi
trova d’accordo – che con questo virus dovremo convivere per almeno un anno. Ci
saranno sicuramente altri morti, ma questo non può condizionare le scelte d’una
nazione, la quale sta per essere messa letteralmente in ginocchio.
Continua
Renzi: «Per un anno non ci daremo più la mano. Non staremo più attaccati nelle
tavolate in pizzeria, si andrà al cinema e al teatro mantenendo la distanza di
sicurezza. Si eviteranno i posti affollati e si lavorerà di più da casa. Si
vivrà diversamente, ma si vivrà. Bisogna ripartire, però.»
Probabilmente
lui tiene conto di alcune notizie su cui i media tendono a glissare: in Italia –
e in particolare al Sud – ci sono centinaia di migliaia di persone che vivono
di espedienti, che danno da mangiare alle loro famiglie grazie a lavoretti occasionali;
questo significa che in questo momento ci sono centinaia di migliaia di persone
che hanno già il problema del cibo. Lo so... questo magari non interessa la
maggior parte delle persone che legge questo articolo. Magari voi potete
resistere per qualche mese, quindi gridate alla gente di restare a casa. Ma non
tutti possono continuare a lavorare da casa (anzi... molto pochi) e non tutti quelli
che hanno chiuso il loro negozio possono permettersi di vivere di rendita per
qualche mese (anzi... molto pochi). E soprattutto... chi viveva di lavoretti,
non ha più da mangiare.
Le scelte
devono sempre essere di ordine POLITICO, non di ordine SANITARIO. Il comitato
tecnico sanitario deve fornire dei dati, ma mai, in nessun caso, può decidere
come deve reagire una nazione a un’emergenza. Questo è un compito che spetta al
leader. Ma quando il capo d’una nazione non è anche un leader, allora si affida
ai comitati per fare le sue scelte, per cui, anche se sulla carta la decisione
ultima è la sua, le pressioni dei sanitari e dei media sono così forti che solo
un uomo dotato d’uno straordinario Fuoco interiore può decidere di ignorarle.
Un vero
leader invece farebbe scelte politiche, in quanto deve avere sempre ben chiara
in mente una VISIONE per la sua nazione, un FUTURO per il suo popolo. Conte invece
ripete come un mantra «La nostra priorità è sempre la salute dei cittadini». Mette
cioè sullo stesso piano il futuro d’un’intera nazione con i morti per l’influenza
covid-19. Si focalizza su ciò che ha sotto il naso in questo momento e non
guarda (o pensa che siano oramai inevitabili) le conseguenze future. E non lo
sto criticando per partito preso, probabilmente un altro al suo posto avrebbe
fatto lo stesso, in quanto da tempo non abbiamo più veri leader politici su
nessun fronte.
Quando un
leader decide di entrare in guerra, non lo fa certo per salvaguardare la salute
dei suoi cittadini. Ritiene che centinaia di migliaia di vite siano sacrificabili,
pur di difendere la libertà e il futuro della sua nazione. E i cittadini
accettano: “molti di noi moriranno, ma alla fine ci saremo difesi dall’invasore
e avremo ancora un futuro per i nostri figli”. E stiamo parlando del sacrificio
di 20enni in piena salute, non di 70enni. Se l’Italia esiste è perché qualcuno
prima di noi la pensava in questo modo. Qualcuno prima di noi metteva la
libertà prima della sua stessa vita. Ma noi non siamo degni di questa eredità
spirituale.
Questo discorso
vi appare cinico? Forse lo è. Ma sapete... io sono uno all’antica, come maestra
ho avuto Victoria Ignis, non un virologo. Ma il mio cinismo è direttamente proporzionale
alla vostra ipocrisia. Più di 400mila persone muoiono di malaria OGNI ANNO. A volte
qualche decina di migliaia in più, a volte qualche decina di migliaia in meno. Solo
nel 2018 sono morte 770mila persone di Aids. Ma parliamoci chiaro... non ve ne
frega un emerito cazzo.
Questo mio
appello alla ripresa, seppur graduale, delle attività rimarrà inascoltato, così
come quello di Renzi, che sul piano mediatico ha un’influenza ben maggiore
della mia. Ma io ho voluto dirvelo, in quanto ci tengo che sappiate come la penso,
poiché magari molti di voi la pensano nello stesso modo... ma credono di essere
stupidi o senza Cuore e si vergognano di manifestare le loro idee a causa del “senso
di colpa mediatico” cui siamo un po’ tutti soggetti. Beh... sappiate che è
proprio il vostro Cuore che vi fa dire: “meglio morire ma continuare ad avere
un futuro”, che può sembrare un paradosso, ma non lo è, fidatevi.
«E non
abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere
l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il
corpo nella Geenna.» Mt 10,28
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