«Io
di solito ascolto musica classica, a te quale musica piace?»
«Io
la classica non la sopporto, mi annoia. A me piace l’hip-hop, perché è una
musica che ha un senso, ti parla dei problemi di tutti i giorni. È una musica
di protesta».
Qualcuno
ascolta Giovanni Allevi, Ludovico Einaudi, Giovanni Sollima, Yann Tiersen, Ryūichi Sakamoto, Richard Clayderman, mentre
qualcuno ascolta Alessandro Aleotti (un milanese meglio conosciuto come J-Ax,
fondatore del duo Articolo 31) o Federico Leonardo Lucia (un milanese meglio
noto come Fedez). Sarebbe divertente fare un sondaggio fra gli italiani per
capire quanti di loro, quando si parla di J-Ax o Fedez li collegano subito a dei
volti televisivi, mentre se si nominano Sakamoto o Sollima “cadono dalle nubi”!
«Beh...
è una questione di gusti. Il mondo è bello perché è vario e ognuno è libero di
scegliere» risponde il terricolo medio. In realtà entrambe le affermazioni sono
false: non è una questione di gusti e nessuno è libero di scegliere. Le persone
non ascoltano la musica perché la scelgono, bensì perché è nella loro natura
vibrare in sintonia con alcuni suoni e non con altri. Che si possa scegliere è
una beata illusione, in tutti i campi. Inoltre, la musica non è tutta uguale,
ma appartiene a differenti LIVELLI VIBRATORI DELLA COSCIENZA. E ogni musica si
rivolge unicamente a chi, almeno con una parte di sé, risponde a tali
vibrazioni.
Chi
riesce a produrre certe melodie possiede un’anzianità animica superiore a chi
riesce a produrre solo i testi della musica pop o le grida guttural-sataniche
dei Venom, così come per saper suonare il violino occorre un’anzianità animica
superiore che per suonare il tamburo. Fra la musica degli U2 e quella di Alvaro
Soler c’è una differenza di livello, non di gusto, e se non lo comprendete... beh...
abbiamo un problema.
Non
fraintendetemi (lo so che lo state già facendo), non sto affermando che chi
ascolta Fedez sia meno evoluto di chi ascolta Sollima. Io stesso ascolto un po’
di tutto e spazio da Madonna a Battiato, dai Depeche Mode a Paul Kalkbrenner, da David
Bowie a Marilyn Manson. In effetti Fedez e J-Ax proprio non ce la faccio, è quel
finto-alternativo, finto-rivolta-di-noi-giovani che strizza l’occhio alla
finta-sinistra e che per fare la rivoluzione-di-noi-giovani si limita a bere birra e fumare
le canne fino alle 4 del mattino... criticando quelli che invece vanno in discoteca. Quando mi piaceva ascoltare il rap ascoltavo gli Assalti Frontali (Onda
Rossa Posse) o i 99Posse, il punk filosovietico dei CCCP o quello destrorso
degli Ultima Frontiera. Ma la musica classica ha sempre inevitabilmente fatto
da sfondo a tutto questo. Lì non trovavo significati mentali, ma solo l'appagamento della mia anima.
Non
sto parlando male d'un genere musicale in favore d'un altro, sto solo affermando
che chi non riesce ad ascoltare Einaudi perché si annoia o si
innervosisce oppure ascolta Wagner e gli viene voglia d'invadere la Polonia...
ha sicuramente un problema a sostenere certe vibrazioni. Se Fedez e J-Ax il 1
Giugno cantano a San Siro davanti a 79 mila persone urlanti... questo problema
è diventato un problema sociale. La gente non sa più cos’è la musica, non ne
distingue gli scopi né le vibrazioni. E questo, ve lo assicuro, riguarda la
coscienza collettiva e non i gusti personali.
E
il medesimo discorso può essere fatto per la lettura, il cinema, l'arte o qualunque
altro campo, fino alla politica. Ebbene sì... non crediate che in quel campo
tutto si equivalga e che anche fra i partiti non siano presenti differenti
livelli, in base alla vibrazione emanata. Qualcuno ama leggere il romanzo rosa
o il thriller più in voga del momento, qualcun altro passa le ore su Gurdjieff,
Osho o su Autobiografia di uno Yogi. C’è
chi si istruisce sui libri di cucina e chi cerca di capire come funziona la sua
mente studiando libri di psicologia, motivazionismo o comunicazione non verbale.
Non è una questione di gusti, ma di livello di coscienza.
La
società moderna – non più democratica, ma sempre più fortemente “democratizzante”
– vuol farci credere che siamo tutti uguali e che le eventuali differenze facciano
sempre riferimento a un piano orizzontale (il gusto personale, appunto) anziché
a un piano verticale (il livello delle coscienze, appunto). La differenza non è
solo filosofica ed è di massima importanza, perché se il confronto viene tenuto
sul piano orizzontale, tutto viene appiattito sulle due dimensioni. In altre
parole, tu non sei meglio di me, nessuno è meglio di me, semplicemente abbiamo
interessi e gusti differenti. Si perde ogni termine di paragone superiore e
quindi il senso di crescita personale verso un obiettivo più elevato. Non mi
sento in difetto se non sopporto certa musica o trovo inutili certi libri, e
come conseguenza non mi sento in dovere di migliorarmi.
Sappiate
che Socrate non è superiore ad Alvaro Soler, ma semplicemente «hanno seguito
passioni differenti» oppure «lui ha avuto la possibilità di studiare, l’altro
no», ma, soprattutto «Socrate ti fa pensare troppo, mentre il mitico Alvaro ti
fa “muovere la cintura” e non ti fa pensare ai problemi» ... e via dicendo.
Benvenuti
sulla Terra.
Salvatore Brizzi
[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]
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