Non credo sia esagerato affermare che le espressioni “coscienza lucida” e
“stato di coscienza di veglia” paiono essere stati utilizzati fino ad oggi da
filosofia e scienza in senso ironico; specialmente quando, per mezzo
dell’osservazione di sé e degli sforzi orientati al risveglio, si inizia a
comprendere ciò che dovrebbe essere una reale coscienza lucida e quale è
invece l’imbarazzante stato in cui l’uomo ordinario vive, agisce e prende
decisioni.
In verità, in tale condizione, definita in maniera
altisonante “stato di coscienza di veglia”, l’uomo non ha reale coscienza di sé,
né tantomeno coscienza degli altri. Vive e muore nell’oscurità. Sarebbe molto
meglio per lui se rimanesse passivo nello stato di coscienza di sonno, disteso
nel suo letto, perché allora perlomeno non potrebbe andare in giro per il mondo
come uno zombie a fare danni.
L’autentico stato di coscienza
lucida è uno stato particolare in cui si ha coscienza di sé mentre si parla
e si agisce. Si presta attenzione a ciò che si fa o si dice, mentre al contempo
si ha la percezione di se stessi. Non è così semplice da capire, nemmeno per
chi ha praticato meditazione per tanti anni, se non provando attraverso degli
sforzi, i quali mirano a farci “restare svegli” e non più solo “passivamente
vivi”... come accade alle lumache e ai pesci rossi. Facendo, ovviamente, dei
doverosi distinguo, in quanto ho incontrato gasteropodi decisamente più
brillanti di un qualsiasi giornalista sportivo.
In generale ci consideriamo in possesso dello stato di “coscienza
lucida” e crediamo di avere sempre la percezione di noi stessi; siamo cioè
convinti di agire, pensare e scegliere con piena coscienza di noi stessi.
Niente è più lontano dalla verità, però è difficile rendersene conto, se non si
tenta con determinazione e per un periodo sufficientemente esteso, di svegliarsi
davvero. Scienza e filosofia occidentali hanno trascurato il fatto che non possediamo
questo stato di coscienza, per cui, partendo da un presupposto fasullo – e
cioè, che tutti sono coscienti di sé per natura – le loro argomentazioni
risultano più vicine alla masturbazione di stampo agonistico piuttosto che alla
riflessione metafisica.
Il metodo dell’uomo astuto – e, soprattutto, del cittadino
occidentale del XXI secolo – non è più la meditazione – forse più adatta a indù che vivevano duemila anni fa ai piedi dell’Himalaya –, bensì lo sforzo diretto a
“tenersi svegli”, da praticare durante la consueta vita quotidiana, e non più
in luoghi e tempi adibiti all’esercizio meditativo. Il Lavoro è il metodo più
veloce, in quanto, grazie ad auto-osservazione e ricordo di te stesso, coinvolge
tutto il tuo essere, tutto il tempo. Tu diventi il Lavoro. Detto questo, devi
rispettare i tempi del tuo apparato psicofisico, che non possono venire forzati;
sei stato prigioniero dell’oscurità per decenni, quindi non puoi esporti al
Sole in una volta sola. (i Sufi dicono: “Non puoi pensare di fare un figlio in
un mese, mettendo incinte 9 donne contemporaneamente”).
Non possiamo sperare di svegliarci restando chiusi nella
nostra stanza a leggere e fare esercizi. Dobbiamo praticare la “presenza a noi
stessi” nel mezzo degli avvenimenti, mentre passeggiamo, guidiamo l’auto o
concludiamo affari, auto-osservando costantemente i nostri comportamenti, le
nostre emozioni e i nostri meccanismi mentali, come compassionevoli testimoni
di noi stessi, di fronte a tutte le ferite e i bruciori della vita.
Diventare un uomo sveglio, significa essere un uomo che ha
sviluppato tutti gli aspetti di se stesso in maniera tale da poter affrontare
qualsiasi situazione ragionevolmente, con qualsiasi tipo di persona, con
qualsiasi punto di vista, con qualsiasi teoria o filosofia. In un certo senso,
è ciò che una volta si diceva “uomo di mondo”, un uomo che non dà prova di
stupidità o limitatezza rispetto alla vita o alla gente. E quando non sa fare
qualcosa, non se ne vergogna, ma è disposto ad imparare da chi, almeno in
quell’ambito, ne sa più di lui.
Forse vi sembrerà scontato, ma uomini e donne di tal fatta
non s’incontrano più. Le persone dimostrano per lo più poca forza di volontà e
al contempo tanta limitatezza mentale e attaccamento ai propri punti di vista.
Una certa persona odia meccanicamente un lato della vita o una certa categoria
di persone o un certo comportamento, per cui le risulta impossibile interagire
efficacemente con certe persone o in determinate circostanze. Chi mira al
risveglio non può permetterselo. Chi è sveglio non è più trattenuto dai
consueti meccanismi che affliggono gli altri, è divenuto capace di intrattenere
rapporti con chiunque, dopodiché sceglierà consapevolmente con chi farlo e con
chi no.
Domandatevi con sincerità, tutti voi – esseri
pseudo-spirituali infarciti di concetti buonisti o sfiancati dalle sessioni di
meditazione (durante le quali vi sforzate di far entrare l’aria da una narice e
farla uscire dall’altra) – quali sono i lati della vita in cui non siete
sviluppati. Sareste capaci di mettervi al comando d’un esercito e mandare a
morire migliaia di uomini (non vi sto chiedendo se siete moralmente d’accordo,
ma se sareste in grado di farlo)? Sareste capaci di dirigere un hotel e farlo
funzionare? Sareste capaci di litigare davanti a tutti col personale di un
ipermercato, perché si rifiutano di fare le consegne a domicilio? Sareste
capaci di rivolgervi con naturalezza al Presidente della vostra nazione in un
incontro ufficiale? Potete scrivere una sceneggiatura per il teatro, assistere
a un’operazione a cuore aperto, conservare la tranquillità durante una
sparatoria, organizzare la costruzione d’un ospedale in India?
Forse nessuno ve lo aveva mai detto prima, ma essere svegli non
significa “fare il vuoto mentale”; implica invece l’acquisizione di molte capacità.
Probabilmente non utilizzerete mai la maggior parte di tali capacità, quindi si
tratta d’un’acquisizione potenziale, ma è pur sempre un’acquisizione. Vi posso
garantire che il più addormentato tra gli agenti dei servizi segreti, dimostra
ogni giorno di essere più sveglio di voi stacanovisti della meditazione. Nell’ambiente
dell’esoterismo io conosco tanti disabili della spiritualità che credono di
essere svegli, ma pochi individui davvero svegli.
Il Lavoro non è per tutti. Qualcuno lo rifiuta perché è
intimorito dalla figura di Gurdjieff, qualcuno perché ritiene pratiche come l’auto-osservazione
e il ricordo di sé “cose per principianti” (in realtà sono esercizi
difficilissimi), qualcuno semplicemente perché non ha capito la differenza tra
meditare e avere “coscienza di sé”, per cui crede siano la stessa cosa. Il Lavoro,
perché sia efficace, va amato. Solo i propri intensi sforzi mantengono vivo il Lavoro.
Solo se si ha il desiderio di cambiare se stessi – perché si è percepita in
maniera insopportabile la propria meccanicità – il Lavoro può toccare un uomo e
così iniziare lentamente a trasformarlo.
Salvatore Brizzi
(professione: cane di Dio
D.O.G. = Dogs Of God)
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