Chiamati a sé i dodici
discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire
ogni sorta di malattie e d’infermità.
Questi dodici Gesù li
inviò dopo averli così istruiti:
[ ... ... ... ]
«Strada facendo, predicate,
dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i
morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. »
Mt 10,1-8
Seguire il percorso di Gesù (imitatio Christi) significa attenersi a tre indicazioni principali
che vengono ripetute più e più volte lungo tutti i quattro vangeli canonici:
Scacciare i demoni.
Guarire gli infermi.
Predicare che il
Regno dei Cieli è vicino.
Scacciare i demoni viene oggi considerata un’attività da
relegare fra le “ingenue superstizioni degli antichi”, i quali, si sa, erano
più stupidi di noi, in accordo con la filosofia che tutto quanto è successivo
debba essere per forza anche più progredito. Così almeno la pensa lo scienziato
medio, ossia colui a cui la natura ha risparmiato la maledizione d’un’intelligenza
acuta. Tutti infatti possiedono un cervello “di default” che li può portare
senza sforzo fino alla laurea (e se già per questa si sono sforzati, vuol dire
che sono messi veramente male), ma non tutti possiedono un relativo equipaggiamento
adatto a pensare davvero.
Ecco perché non ci si stupisce più di leggere sul giornale –
oramai ogni giorno, con una regolarità sorprendente – di qualcuno che, per
“troppo amore”, è improvvisamente stato colto dalla follia e ha ucciso uno o
più familiari a coltellate, talvolta cane compreso.
Nessuno crede più nei demoni e la gente commette sempre più
follie ... secondo voi quanto ci impiegheranno i nostri luminari della scienza
a fare un collegamento? Vabbè... lasciamo perdere... forse conviene che impariamo
qualche esorcismo fatto in casa!
Ogni cultura, non solo quella cristiana, per quanto antica e
sciamanica possiede dei rituali per la nascita, l’iniziazione dei giovani alla
maturità, il matrimonio, la morte ... e l’esorcismo. Il fatto che i giovani
occidentali abbiamo in odio i sacramenti religiosi fa solo parte d’una moda anticlericale
esplosa alla fine degli anni ’60 e non rappresenta un superamento dell'antico bisogno iniziatico, che in realtà
nei giovani continua a essere profondo e reale.
Non so ancora in che modo l’Associazione Crisopea potrà
ovviare a questa mancanza, ma qualcosa c’inventeremo; magari più avanti nel
tempo chiameremo un sacerdote esorcista e gli faremo tenere qualche lezione.
Dove invece Crisopea si è già attivata è l’ambito della guarigione, proponendo
terapeuti della Nuova Era molto validi (io ne cito alcuni in fondo alle pagine
del mio
sito).
Ma veniamo alla terza indicazione: predicare che il Regno
dei Cieli è vicino (nell’originale
greco: he basileia tōn ouranōn)
significa spiegare alle persone che per accedere a questo nuovo stato di
coscienza non è necessario spostarsi nello spazio e nel tempo. Le
differenti dimensioni sono infatti contenute tutte nel medesimo spazio. Gli
spaventevoli luoghi dell’infraumano (dimora dei succitati demoni) e il Regno
dei Cieli si trovano entrambi QuieOra, esattamente sotto il nostro sedere e in
questo istante. Per accedere a uno piuttosto che all’altro è necessario che sia
la nostra coscienza a slittare, non il nostro corpo fisico, il quale può
restare comodamente seduto davanti al computer.
Non c’è strada sicura che può condurci dove già siamo.
Un mutamento profondo nella nostra ottica riguardo il mondo
si traduce in uno slittamento verticale dentro la Dimensione Superiore,
il Regno dei Cieli. La porta è sempre di fronte a noi, in qualunque luogo e in
qualunque momento. Servono una serratura e una chiave. La serratura è un evento
di acuta sofferenza, che può essere volontaria o involontaria. Se non ci siamo
procurati noi stessi volontariamente la sofferenza o se non lo ha fatto il
nostro maestro con un atto compassionevole – quale può essere il portarsi a
letto la nostra fidanzata o cacciarci dalla Scuola senza fornirci alcuna
giustificazione – è comunque sufficiente che sia volontaria l’azione che
mettiamo in atto per fronteggiare la sofferenza stessa, anche se questa è
giunta senza il nostro invito cosciente. È cioè sufficiente che non ci
abbandoniamo a una re-azione da terricolo medio di fronte alla sofferenza che
ci è capitata in sorte, ma prendiamo in mano la situazione.
La chiave è la nostra Attenzione inscuotibile, che non
vacilla nemmeno quando si trova all’apice della sofferenza. Questa chiave apre
la porta del Cuore utilizzando la sofferenza come serratura. Allora si
dischiude il Regno dei Cieli... e cogliamo la Realtà dimorante nella Dimensione Superiore, una
Realtà che è sempre stata alla nostra portata pur restando invisibile fino a
qualche attimo prima.
L’Attenzione – prodotta con la giusta intensità e abbastanza
a lungo – genera all’apice della sofferenza un momento »eternalizzato«, un
congelamento del tempo che ci sbalza, verso l’Alto, direttamente nella capitale
del Regno dei Cieli, che, scopriamo, si trovava ubicata proprio nel bel mezzo
della nostra stanza. Topologicamente parlando si tratta di una giustapposizione
e non di un'adiacenza. Come due stanze collocate una dentro l’altra, anziché
una attigua all’altra o una sopra l’altra.
In conformità con questa terza indicazione evangelica sono
sorti i Corsi di Risveglio di Crisopea. Ossia il Cuore di Crisopea, che ne giustifica
e permette l’esistenza. Questo è ciò per cui siamo nati, questo è ciò che sappiamo
fare meglio:
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è
simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la
pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella
casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
Matteo 7, 24-25
Matteo 7, 24-25
Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)