Mi viene in mente un esperimento percettivo di cui ero
venuto a conoscenza qualche anno fa. Un esempio di automaticità della nostra
percezione. Si chiede a un soggetto d’indossare un paio di speciali occhialoni,
in cui sono stati inseriti dei prismi che invertono il campo visivo in senso
sia verticale che orizzontale. Ne consegue che quello che prima era in alto,
ora sta in basso: il pavimento è sopra e il soffitto è sotto di lui. Ciò che
prima si trovava alla sua sinistra ora si trova alla sua destra, e viceversa.
È un esperimento terribile. Muoversi in quelle condizioni è
davvero difficile, molto più che, per esempio, camminare in assenza di gravità,
tanto che certe persone vengono colte da nausea. Questi occhialoni vengono
tenuti per giorni. Se, per esempio, il soggetto vede un oggetto che desidera
prendere e che si trova chiaramente alla sua sinistra, dovrà invece muovere la
mano nella direzione che per il suo corpo è la destra.
Il soggetto, invece di affidarsi ai suoi automatismi inconsci,
dovrà fare di ogni movimento un atto
cosciente. E questo è il primo grande risultato, perché viene costretto a focalizzare tutta la sua attenzione Qui-e-Ora, su ogni percezione
dell’ambiente e su ogni spostamento che intende compiere all’interno di
quell’ambiente. Anche solo afferrare un bicchiere d’acqua diventa un gesto
d’importanza capitale, non più scontato come prima. E questo già cambia lo
stato di coscienza dell’individuo, il quale non può più permettersi di
afferrare il bicchiere “dormendo”.
Dopo alcuni giorni, tuttavia, non gli sembrerà più che tutto
sia capovolto, ma potrà spostare gli oggetti senza più stare a pensare dove
siano davvero la sinistra e la destra. Potrà di nuovo afferrare un bicchiere
d’acqua mentre discute con un amico od osserva dei bambini che giocano fuori
dalla finestra. È stata costruita e automatizzata una nuova prospettiva percettiva, tanto che il
soggetto avrà la sensazione di percepire la realtà direttamente, così com’è
davvero, e lo farà con la stessa sensazione di sicurezza che aveva prima di
mettersi gli occhialoni.
Quando poi, alla fine dell’esperimento, proverà a
toglierseli, improvvisamente il mondo gli apparirà capovolto, e pur andando in
giro senza occhialoni, come tutte le altre persone intorno a lui, si muoverà
con difficoltà e dovrà nuovamente focalizzare
tutta la sua attenzione su ogni
gesto che intende compiere.
Ciò che io cerco di trasmettere attraverso il Libro
di Draco Daatson e il relativo seminario
sui suoi insegnamenti è, in un certo senso, una nuova prospettiva percettiva, ma che invece di riguardare solo i sensi, riguarda
la coscienza dell’individuo a 360 gradi. Il modo di procedere è però lo stesso:
si tratta di abituarsi progressivamente a un mondo capovolto, finché questo non
diventa il nostro normale modo di vedere le cose, tanto che non riusciremmo più
a tornare dentro i vecchi schemi di pensiero.
Proprio come accade nell’esperimento, se voglio capovolgere
la mia visione del mondo, il primo punto di cui tener conto è che mi devo sforzare. Infatti
meccanicamente non può accadere nulla di davvero importante. Continuando a utilizzare
i vecchi automatismi oramai radicati nel mio psichismo, non posso sperare di
creare un mondo nuovo intorno a me. Se voglio ottenere risultati che non ho mai
ottenuto, devo fare qualcosa che non ho mai fatto!
Occorre quindi uno sforzo.
Il secondo punto riguarda l’attenzione cosciente. Se voglio modificare qualcosa, devo portare
tutta la mia attenzione in alcuni momenti cruciali della mia vita. Per esempio,
mentre sto guidando in tangenziale un’auto mi sorpassa e mi taglia la strada.
La mia modalità di reazione consueta sarebbe quella di arrabbiarmi o di avere
paura (o entrambe); indipendentemente da quella che è poi la mia reazione
esterna, in ogni caso la reazione interna è sempre di rabbia oppure di paura. E
questa è una reazione automatica e inconscia, ossia bypassa la mia coscienza e si
sviluppa dentro di me prima ancora che io possa accorgermene.
In verità chi inizia a lavorare su di sé è come se decidesse
di indossare degli occhialoni particolari che gli consentono di vedere un mondo
capovolto. Ma non è ancora capace di destreggiarsi all’interno di questo mondo.
Tutte le volte che proviamo anche solo un fastidio nei confronti di una
situazione come quella appena descritta, stiamo reagendo secondo i vecchi
schemi di pensiero automatico. Dal momento che vogliamo abituarci a cogliere
una realtà diversa – quella dei nostri nuovi occhialoni – dobbiamo sforzarci di portare l’attenzione cosciente
sull’evento e sull’emozione dentro di noi.
Una volta che siamo riusciti a ritagliarci uno spazio
cosciente – un momento di riflessione nel bel mezzo della meccanicità –, possiamo
cominciare a inserire nuovi input, ossia una nuova prospettiva percettiva, un
nuovo paradigma... all’interno del quale collocare gli eventi quotidiani.
Ecco i due fondamenti di questo nuovo paradigma:
1)Sono io che sto creando l’evento. Gli eventi non accadono A
me, bensì DENTRO di me. Se sapessi destreggiarmi nella nuova realtà capovolta
vedrei che in verità le persone fanno solo quello che inconsciamente io voglio.
2)Sono io che non ho occhi per vedere, non gli eventi o le
persone a essere sbagliati. Se sapessi destreggiarmi nella nuova realtà
capovolta proverei Gioia e non rabbia o paura.
All’inizio è estremamente difficile; di fronte all’evento
continuo a reagire meccanicamente nello stesso modo di prima (cerco il
bicchiere alla mia sinistra mentre adesso è alla mia destra). Poi subentra una
lunga fase di smarrimento, perché grazie all’allenamento quotidiano non
reagisco più in maniera totalmente meccanica, ma d’altra parte non sono ancora
completamente entrato nel nuovo sistema percettivo, per cui non so più cosa
fare, come reagire, brancolo nel buio. Ho perso i vecchi riferimenti ma non ho
ancora stabilizzato quelli nuovi.
Tuttavia se voglio imparare a muovermi all’interno del mondo
capovolto devo perseverare. Questo è “avere Fede”. All’inizio mi ripeto i due
principi sopraesposti in maniera intellettuale, anche se profondamente non ci
credo nemmeno noi. Però ho Fede che un giorno percepirò il nuovo mondo e saprò
muovermi con disinvoltura al suo interno, con la stessa sicurezza con la quale
oggi mi muovo nel vecchio mondo. Allora non avrò più bisogno di credere a
nessun guru, psicologo o filosofo della percezione.
È accertato che dall’esterno arrivano solo radiazioni
elettromagnetiche che poi il nostro cervello interpreta come colori, forme,
suoni, case, automobili, mamma, papà... La scienza oramai da diverso tempo non
ha più dubbi sul fatto che ognuno di noi crei una sua realtà soggettiva, tuttavia questo può non essere
di alcuna utilità se non lo “incarniamo” ogni giorno nella nostra vita, ossia
se non perseveriamo nel ripeterci i due assiomi sopracitati tutte le volte che
se ne presenta l’occasione. E vi assicuro che questo è sufficiente affinché nel
giro di (poco) tempo ci si dischiuda un mondo capovolto.
“I nervi ottici non trasmettono al cervello vere e proprie
immagini (il cervello non è in grado di vedere immagini: non ha occhi!) ma
unicamente impulsi a cui il cervello attribuisce un significato soggettivo.
L’immagine non viene acquisita dall’esterno, bensì creata dal cervello
stesso sulla base di impulsi elettrici. Il cervello costruisce le immagini del
mondo sulla base di semplici segnali elettrici. Non “vede” case, persone e
montagne, bensì li costruisce, cioè questi compaiono solo dopo la sua
elaborazione degli impulsi elettrici.”
“Se il processo della visione si esaurisse nella
trasmissione d’un’immagine più o meno fedele del mondo che ci circonda, allora
dovremmo dire che anche un sistema televisivo è effettivamente capace di “vedere”
il mondo verso cui è puntata la telecamera. Ma la telecamera non vede, si
limita a registrare ciò che c’è già. Infatti l’occhio non funziona come una
macchina fotografica o una telecamera; il vedere di un qualsiasi essere vivente
è un processo di costruzione, non di semplice registrazione di
ciò che c’è già “là fuori” come farebbe una telecamera. E questa è una
differenza abissale.” (tratto da Il
Libro di Draco Daatson, Appendice)
Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
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Mercoledì 15 Maggio - ROMA
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Domenica 08-09 Giugno - RIMINI
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Domenica 16 Giugno - MILANO
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Domenica 23 Giugno - MODENA
Seminario GLI INSEGNAMENTI DI DRACO DAATSON tenuto da Salvatore Brizzi.
Per maggiori info sui miei seminari: www.primoraggio.it.
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