Questo è un articolo per “addetti ai lavori”.
Fra le forze racchiuse nella macchina biologica e le forze
racchiuse nei metalli esistono relazioni »magiche« di tipo analogico.
L'individuo che sia riuscito nell'impresa di operare la trasmutazione d’un'emozione
negativa in emozione superiore dentro
di sé, sarà pure in grado di trasmutare in Oro il metallo che corrisponde
analogicamente a tale emozione negativa. Come spiego ampiamente nel mio libro
più famoso Officina
Alkemica (di cui questo articolo è un’Appendice), quando l’operatore
diviene capace di trasmutare, per esempio, la sua aggressività in Impeto
Guerriero, sarà anche, almeno “in potenza”, capace di trasmutare il Ferro in
Oro, essendo l’Impeto Guerriero una qualità del dio Marte, il quale è collegato
alla metallità del Ferro.
Una volta operata la trasmutazione interiore, da Veleno in
Farmaco, di un suo aspetto psicologico (un’emozione negativa diventa
un’emozione “del Cuore”), il mago/alchimista ha conseguito una »capacità«,
quindi è “in potenza” capace di trasmutare un determinato metallo in Oro. Ciò
però non implica che egli automaticamente sappia come operare con le energie
sottili, e quindi con la materia atomica, al fine di attuare negli effetti la
trasmutazione. Non basta infatti volerlo perché la trasmutazione avvenga; è
indispensabile si conoscano anche taluni aspetti più tecnici.
A differenza della chimica profana, l'alchimia presuppone un
ordine di conoscenze sovrasensibili, le quali a loro volta presuppongono la
trasmutazione iniziatica della coscienza umana. Fra questa trasmutazione della
coscienza – che deve sempre precedere la successiva – e la successiva trasmutazione
dei metalli in senso non più simbolico, ma effettivo, esistono dei rapporti di
analogia. Così certi principi e certi insegnamenti, che anzitutto hanno un
senso psicologico e spirituale, sono suscettibili di valere non solo per l'una,
ma anche per l'altra trasmutazione, ossia per quella dell'uomo e per quella dei
metalli veri e propri.
Detto in maniera semplicistica: la trasmutazione dei metalli
si raggiunge riducendo un pezzo di metallo allo stato atomico e riordinandone poi
gli atomi in altra forma. Lavorare sul livello atomico significa però agire già
sui piani sottili, non essendo infatti il mondo atomico formato di enti solidi
osservabili, né tantomeno manipolabili, attraverso i nostri sensi fisici.
Il cambiamento nelle sostanze su cui si deve agire non consiste
nel farle passare da uno stato fisico a un altro, bensì dallo stato fisico a
uno stato non-fisico – o meglio, uno stato fisico sottile – e poi a un nuovo
stato fisico diverso da quello originario. Solve
e coagula.
La trasmutazione di un metallo volgare in Oro non può
avvenire fino a quando il metallo si trova nel suo stato solido. Esso va prima
sottilizzato e spiritualizzato; in tal modo l’operatore può lavorare con la sua
coscienza sulla materia sottile, cosa che altrimenti non potrebbe fare sulla
materia nel suo stato solido. Ciò che va trasmutato, per poter trasmutare un
metallo fisicamente, sono le »nature celesti« di quel metallo.
La vera operazione preliminare riguarda l'operatore più che
non le sostanze stesse e consiste nel raggiungere quella data condizione della
coscienza in virtù della quale si coglie l'aspetto psichico delle cose fisiche,
l'»anima sottile«, la »natura celeste« dei metalli che di norma è celata dalla
loro esteriorità. L’alchimista entra in uno stato di “comunione” con l’essenza
sottile del metallo, ma per poterlo fare deve aver già operato la trasmutazione
sul piano psicologico. Come abbiamo visto nell’esempio dell’aggressività
collegata analogicamente a Marte e al Ferro.
Una volta giunti a estrarre determinate qualità animiche
grazie alla trasmutazione delle emozioni negative corrispondenti, si viene, di
conseguenza, introdotti nei »misteri« delle forze che agiscono occultamente
nelle metallità corrispondenti o, detto in termini più mitologici, può esser
propiziato il contatto con gli dèi sotto i cui influssi quei metalli si sono formati.
In altre parole, solo se trasmuto l’aggressività in Impeto Guerriero la mia
coscienza diviene capace di mettersi sotto l’influsso di Marte ed entrare in
contatto con la metallità del Ferro al fine di sottilizzare e spiritualizzare
questo metallo.
Per completare la trasmutazione e ottenere la conversione finale
dell'incorporeo in corporeo, occorrono ancora due fasi. Dopo aver portato il
metallo in uno stato “spiritualizzato”, occorre trascendere la specificazione stessa
che fa sì che il Ferro, per quanto “sottilizzato”, resti ancora Ferro, per raggiungere
uno stato indifferenziato (=materia prima)
dove la sostanza non è più alcun metallo in particolare. L’operatore rimuove il
nodo dei poteri invisibili manifestantesi in una data metallità, ossia egli
accede a quella “natura” che fa sì che il Ferro sia proprio Ferro e la
scioglie.
Da questo stato indifferenziato si esegue (ultima fase), con
un atto di Volontà dello Spirito, la riorganizzazione degli atomi e quindi una »precipitazione«
che determini sul piano materiale e sensibile il passaggio alla nuova
metallità: per esempio, da Ferro, o Rame, o Piombo... a Oro. Per comprendere
appieno tali passaggi è imprescindibile che l’operatore si trovi nei rispettivi
stati della coscienza. Da uno stato d’identificazione con la mente essi non
possono venire compresi e si rischia di perdere il proprio tempo in operazioni
fittizie.
Voglio infine far notare che tali operazioni sono innanzitutto
operazioni della coscienza, ma che hanno anche un riflesso sul piano della
materia metallica. Questo implica che un alchimista perfettamente realizzato
non ha mai difficoltà a procurarsi denaro, benché egli lo consideri come un
servitore, mentre invece per molti il denaro è ancora un padrone: costoro lo
mettono nella propria mente, anziché accontentarsi di metterlo nel portafogli.
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Consiglio sempre vivamente i preziosi libri di Giorgio
Sangiorgio per una conoscenza approfondita e moderna dell’Alchimia.
Approfittate del fatto che questo autore abbia deciso di scrivere, facendoci un
regalo: Agricoltura
Celeste .
Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
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