sabato 24 dicembre 2011

Cosa diciamo quando parliamo? (2)


Psicologia
Viene dal greco psyché = anima, che a sua volta deriva dal verbo psỳchein = respirare, e lógos = verbo, inteso come suono, vibrazione. La psicologia concerne quindi il suono dell’anima dell’individuo, il suo respiro. L’anima non può essere studiata nel senso comune del termine, bensì SENTITA. Un’anima SENTE un’altra anima, non la studia sul piano mentale, in quanto tale operazione risulterebbe ridicola come cercare di misurare il peso di un sacco di farina utilizzando un termometro. Non è che la farina non sia misurabile di per sé, è che ci stiamo servendo dello strumento sbagliato. L’empatia permette di conoscere l’anima, non l’analisi intellettuale.
Se ne deduce che la psicologia odierna (dalla metà del XIX sec.) sta studiando qualcosa che non ha nulla da spartire con la psicologia, né riguardo all’oggetto – infatti studia la mente anziché l’anima – né riguardo al metodo (l’analisi anziché la sintesi empatica).
Degno di nota il fatto che psyché in greco indichi sia l’anima che la farfalla: un nuovo essere che nasce dalla trasformazione del bruco. Risulta evidente l’analogia con il processo di trasformazione spirituale dell’essere umano.
D’altronde i greci... erano i greci.

Empatia
Viene dal greco én = in e páthos = vibrazione emotiva. Secondo il significato comune il pathos è la commozione, il patimento, il trasporto. L’empatia sarebbe quindi il processo per cui si crea una sorta di « comunione vibratoria » con un altro individuo, che in alcuni casi – quando non è vissuta con il sufficiente distacco – può portare a provare il suo stesso patimento. Questa comunione vibratoria può coinvolgere solo i due corpi emotivi, oppure, a un livello maggiormente profondo, la vibrazione di due o più anime. Pertanto quando si ascolta una persona con l’anima, il provare empatia non significa più semplicemente soffrire o rallegrarsi insieme al corpo emotivo, o “corpo di dolore”, dell’altro, ma entrare in sintonia sul piano dell’anima, senza coinvolgimento emotivo, ma con più intensità animica.

Ricordare
Dal latino recordāri, composto dal pref. re- e il sostantivo cŏr, cŏrdis = cuore. Il termine significa dunque “ripetere, registrare nel cuore”. Il Cuore era infatti per gli antichi la sede della vera memoria. Ed essi non si sbagliavano in quanto, mentre la memoria della personalità – cioè la memoria materiale quantitativa - ha sede nella mente (da cui il termine rammentare = re- ad- mentare), la memoria animica – cioè la memoria delle qualità entrostanti gli eventi – ha sede proprio nel Cuore. In tal senso l’autentico “ricordo” non è giudicante, ossia non prevede la divisione fra giusto e sbagliato, che appartiene alla mente e non al Cuore. Nel vero ricordo osserviamo e sentiamo un evento con il Cuore, senza giudicarlo, ma comprendendo quale qualità animica ci ha permesso di sviluppare.


Ricordo di sé
Significa “riportare se stesso al Cuore”. Dobbiamo distinguere fra lo sforzo di ricordarsi di sé – che è ciò a cui si dedicano tutti coloro che iniziano a fare esercizi di risveglio – e il vero e proprio ricordo di sé, che è la meta. Quest ultimo è uno “stato emotivo superiore”, come lo descriveva Gurdjieff, cioè uno stato che concerne, per l’appunto, l’attività del Cuore... un’emozione superiore. E ciò viene troppo spesso dimenticato dalle pseudo-scuole di Quarta Via.

Amore
Sul dizionario viene riportata la derivazione dal latino amāre, derivante a sua volta dal sanscrito ka o kam = desiderare, da dove viene kama = desiderio e kamaloka = mondo del desiderio (loka = luogo) o mondo astrale.
Il greco antico per designare l’amore utilizzava però più termini: philia (amore tra amici), eros (amore passionale), agape (amore incondizionato, anche non ricambiato, spesso con riferimenti religiosi: è la parola usata nei Vangeli) e storge (amore familiare).
Secondo un’interpretazione non ufficiale il termine può esser fatto derivare da a- morte = senza morte, immortale (dal latino mors, mortis). Tale spiegazione ha un senso all’interno di un’ottica esoterica: l’amore incondizionato infatti fa sì che l’individuo sperimenti un’apertura di coscienza che lo proietta nell’infinito e, di conseguenza, nella percezione dell’immortalità.

Esoterismo
Di norma si crede che tale termine significhi “nascosto”, ma è sufficiente consultare un dizionario etimologico per scoprire qualcosa di diverso. La parola viene da esòterikòs che a sua volta viene da esòteros = interiore; comparativo di èsō o iso = dentro. Esoterico significa semplicemente "interiore" e concerne dunque tutto ciò che coinvolge l’interiorità dell’essere umano. Per estensione è passato poi a indicare tutto ciò che – proprio perché interno – è anche nascosto. Esòterikòs era denominato il discepolo interno della scuola di Pitagora, mentre exôterikòs era colui che non veniva ammesso alla scuola.

Coraggio
Deriva dal latino coraticum (o anche cor habeo), aggettivo derivante da cŏr, cŏrdis = cuore e dal verbo habere = avere. Essere coraggioso significa avere cuore.
La definizione esoterica di coraggio riguarda la capacità di un individuo di compiere un atto che vada oltre gli istinti di sopravvivenza, i condizionamenti e i bisogni della personalità. Agire con coraggio significa non ascoltare le paure della personalità e seguire la voce dell’anima, la voce del Cuore. Solo un particolare sentire del Cuore può spingere una persona a compiere un atto che vada oltre le paure della personalità.

Sacrificio
È un termine molto simile a coraggio. Viene dal latino sàcer = sacro e fàcere = fare. Quando sacrifichiamo qualcosa, cioè quando “facciamo il sacro”? Anche in questo caso quando riusciamo ad andare oltre gli attaccamenti e le paure della personalità. Il sacrificio mi deve costare qualcosa, mi deve fare un po’ soffrire, altrimenti non ha valore. A seconda dello stadio di coscienza di chi offre il sacrificio, questo può essere umano, animale, vegetale oppure, negli stati di coscienza più elevati, il sacrificio concerne delle parti psicologiche di noi stessi: sacrifico la mia gelosia lasciando che il mio fidanzato esca con una sua ex, sacrifico il mio attaccamento al denaro prestando dei soldi a qualcuno che non so se potrà ridarmeli, sacrifico il mio attaccamento a un modo di pensare non impuntandomi per far valere la mia opinione, sacrifico la mia passione per i dolci, e così via.
Offro a Dio qualcosa a cui tengo, privandomene. Questo crea un collegamento fra me e il divino. Più è basso il mio livello di coscienza più diventa necessario che io faccia scorrere del sangue con il fine di aprire un canale verso i mondi superiori. In altre parole, la mia eccessiva distanza dal divino mi costringe a compiere un atto massimamente scioccante e invasivo per il mio subconscio, quale può essere il sacrificio umano, al fine di essere “ascoltato” dal divino. Una volta aperto questo canale il sacerdote è in grado di canalizzare la risposta che proviene dall’alto, la quale in passato poteva giungere anche in termini di manifestazioni fisiche dirette della divinità, mentre oggi, essendo mutato il livello di coscienza, giunge come un’intuizione sul da farsi.

Questo è un video raro su Franco Battiato: Speciale “Patriots” 1981.

Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
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venerdì 9 dicembre 2011

Cosa diciamo quando parliamo?


Cattivo
Viene dal latino captīvum = prigioniero. Deriva da căpere = prendere. Giunto a noi attraverso il latino cristiano captīvum diăboli = prigioniero del diavolo. Infatti vivere in cattività significa vivere da prigioniero.
Il termine in sé è quindi privo dell’accezione morale datagli più tardi e che ancor oggi viene comunemente accettata. In origine il cattivo era un individuo prigioniero di una forza superiore, e in epoca cristiana tale forza veniva denominata “diavolo”. Il concetto di libero arbitrio era scartato a priori e l’uomo che compiva l’azione “cattiva” era semplicemente un prigioniero di forze meccaniche. L’individuo manifestava e sviluppava il suo libero arbitrio nel tentare di resistere a tali forze.

Diavolo
Viene dal greco diábolos = colui che divide, colui che getta (bállein) differenza (diá). Il termine, pur indicando anche la figura diabolica dell’immaginario tradizionale, indica al contempo un principio, il principio della separazione e della divisione, che peraltro tale figura ha sempre voluto rappresentare. Se Dio è l’Uno, il diavolo è il due. Il pentacolo con una punta verso l’alto o con due punte verso l’alto.
Ecco che l’espressione captīvum diăboli assume un significato più preciso e completo: è cattivo – ossia, è prigioniero del diavolo – chi sottostà a una visione separativa dell’esistenza dove egli si percepisce come contrapposto agli altri e in continua competizione con essi, e pertanto mette in atto azioni separative.

Matrix
È un termine latino matrix, -icis = utero, progenitrice. La matrice è un contenitore di qualsivoglia genere all’interno del quale possono essere individuati punti per mezzo di coordinate. La griglia utilizzata per il gioco della battaglia navale può essere indicata come esempio di matrice bidimensionale. Se le coordinate della matrice sono tre possiamo trovare un qualsiasi punto nello spazio e definire corpi tridimensionali. Infatti la nostra realtà può essere definita di natura olografica e costruita su una matrice tridimensionale. La domanda “Cosa è matrix?” che arrovella i protagonisti del noto film equivale alla domanda “Cosa è la realtà virtuale che ci circonda?”.

Intuire
Viene dal latino intuēri composto da in- = dentro e tuēri = osservare. Il termine indica un’attività legata all’osservazione interiore, e non al ragionamento tipico della mente. L’intuizione infatti non giunge per effetto di deduzione o induzione a partire da un certo numero di dati, ma come una folgorazione improvvisa, un fatto quasi accidentale, di cui non siamo noi la causa. Talvolta essa arriva attraverso i sogni. Intuire significa sprofondare dentro la propria anima e osservare le idee che ivi dimorano. È un processo intro-verso, ossia rivolto all’interno di sé.

Inventare
Viene dal latino invenīre = trovare, scoprire. Inventare significa trovare qualcosa che esiste già, e non “estrarre qualcosa dal nulla” come comunemente si crede. L’uomo non può inventare niente, può unicamente trarre dalla profondità di sé stesso qualcosa che si trovava già in quel luogo. Attraverso l’intuizione può scoprire qualcosa che già esiste su un piano più profondo – e più elevato – e che ancora non si è manifestato nella materia. Le invenzioni vagano nel mondo delle idee – che è sempre dentro di noi – e aspettano solo di essere scoperte. Il metodo di rinvenimento delle idee è l’intuizione: attraverso di essa ci si identifica con l’anima, la quale permette di avere accesso al mondo delle idee.

Crisi
Dal greco krísis = scelta, giudizio. Proviene da krīnō = io giudico. In origine si indicava col termine “crisi” un momento della vita di una persona in cui era necessario giudicare la situazione e compiere una scelta. Solo più tardi ha assunto l’accezione negativa di “brutto periodo di difficoltà”. Le Krisis facevano naturalmente parte del processo iniziatico di Risveglio dell’individuo e indicavano le tappe fondamentali di tale Risveglio. Ogni qualvolta il discepolo attraversava una Crisi ciò veniva interpretato come un evento positivo in quanto preludio e causa di un avanzamento di coscienza.
La confusione è quel magnifico stato che precede di poco la successiva chiarezza.

Cosmo
Viene dal greco kósmos = ordine. Il termine cosmo non si riferisce all’aspetto quantitativo, materiale, dell’Universo, bensì alla qualità che gli è entrostante: l’Ordine. Il cosmo è Ordine, noi viviamo dentro l’Ordine e partecipiamo di esso. La nostra felicità deriva dalla capacità di aderire quotidianamente all’Ordine cosmico e farci canali della sua manifestazione. L’Illuminazione è la percezione istantanea di quest’Ordine, ossia la comprensione della Perfezione di tutto quanto accade.

Universo
Proviene dal latino vĕrsus, part. pass. di vĕrtere = volgere, e ūnus = uno. Universo significa dunque “rivolto all’uno”. Come per il termine “cosmo” anche in questo caso il significato originario non fa riferimento all’aspetto quantitativo, ma a quello qualitativo: l’Universo è inteso come un processo di tensione verso l’Uno, non come un insieme di astri disposti in ordine sparso in un ambiente piuttosto buio e freddo!
I tanto riveriti studiosi moderni fanno a gara nell’esprimere l’insieme delle insufficienze intellettuali che li affliggono quando provano a interpretare l’Universo come un contenitore di oggetti nato “a caso”. Ciò significa svuotarlo del significato che gli è proprio e renderlo un guscio vuoto.
L’Universo che abbiamo sotto gli occhi è unicamente un processo di ritorno all’Uno... come testimonia il nome stesso.

Caos
Viene dal latino chăos, che viene dal greco cháos = fenditura. Deriva da cháinō = mi apro, mi spalanco, o anche chào = sono vuoto. Ha sempre indicato l’origine della materia, ossia l’“apertura”, il Vuoto da cui l’Universo materiale ha tratto origine. Nel significato primitivo non è però incluso il concetto di “disordine”, che evidentemente è stato solo in seguito sostituito – dalle deviate menti moderne – al concetto di “Vuoto primevo all’origine della materia”.
Esiodo, nella sua Teogonia racconta che in principio c'era Caos, ovvero una voragine senza fine, sterminata e nera. Un Vuoto, appunto.
Per Platone il Caos è il luogo primigenio della materia informe e rozza a cui attinge il Demiurgo per la formazione del mondo ordinato, il Cosmo. In entrambi gli autori non esiste il concetto di “disordine”.
Nel Caos c’è assenza di Ordine in quanto c’è assenza di tutto, non in quanto c’è presenza di disordine. Solo una mente irrimediabilmente dicotomica può cadere in questo tranello. Il Caos non è altro che lo Zero precedente sia l’Uno che la conseguente creazione dell’Universo materiale.

Salvatore Brizzi
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giovedì 1 dicembre 2011

Chi era Muammar Gheddafi


Chi era Muammar Gheddafi e cosa stava cercando di fare?
Quando l’Occidente si scomoda per “liberare” un Paese – e lo sta facendo sempre più spesso – di norma esiste un motivo che non ha nulla da spartire con l’esportazione della democrazia o il desiderio di aiutare un popolo che si rivolta contro il suo dittatore cattivone. Fatico a considerare un gruppo di “ribelli” al soldo di Usa/Nato come “volontà del popolo di abbattere la dittatura” o “disperata richiesta di aiuto del popolo libico”. Siamo nell’epoca delle rivoluzioni create a tavolino.

Quasi due anni or sono avevo scritto due post sulla campagna denigratoria portata avanti dall’Occidente all’indirizzo di Ahmadinejad in Iran, in preparazione del futuro ennesimo intervento militare mirante a “portare pace e democrazia” anche in quel Paese:
Ahmadinejad - parte I
Ahmadinejad - parte II

Qualche mese fa invece avevo scritto questa frase all’interno di un post, che in realtà trattava del significato dell’Illuminazione (vedi post):
Questo popolo [gli italiani], per intenderci, usa il pensiero come un uomo comune usa la sua appendice! È lo stesso popolino ignorante propenso a credere che Ahmadinejad sia un leader pazzo, crudele e fanatico e Gheddafi (vedi video) un massacratore di folle inermi.
Dagli al dittatore! Viva le democrazie occidentali!


Non voglio difendere né condannare questi personaggi. Non mi interessa, non sono identificato con nessuna ideologia politica né del presente – ma al momento non saprei indicarne una – né tantomeno del passato, in quanto restare ancorati a ciò che fu può diventare una scusa per non dover pensare al nuovo. Come è nel mio stile, voglio solo stimolare il lettore a pensare con la sua testa – o a crearsene una – semplicemente mostrando un punto di vista alternativo, un po’ fuori dal coro rispetto a coloro che in Italia sono campioni di attività ludico/genitali... e che qualcuno si ostina a chiamare giornalisti.

Nella Politica del futuro – quella che io immagino e farò di tutto perché si realizzi – ci sarà maggiore chiarezza, perché i cittadini si sentiranno sempre più responsabili rispetto a quanto sta accadendo sia nel loro Paese che a livello internazionale. Un cittadino che viene artificialmente distratto, che viene “intrattenuto” dai programmi televisivi come Pinocchio nel Paese dei Balocchi, resterà per sempre un burattino e non diverrà mai un essere umano con una sua dignità. Ma il cittadino che si sente Stato non si lascia distrarre dal tg delle 20 e dalle notizie pilotate. Non si lascia ubriacare d’acqua e vuole andare a fondo nelle questioni.
Come al solito la responsabilità è nostra, non di chi ci guida.

Chiesi al maestro: “Mi indichi la strada per la città Santa?”
“La conosco bene. Seguimi e ti ci porterò. Dista solo un giorno di cammino.”
Camminammo molti giorni e molti chilometri.
A un certo punto il maestro si arrabbiò con me per avermi fatto sbagliare strada.

E chi la vuol capire l’ha capita.

Lascio adesso parlare questo nuovo video, pubblicato da un personaggio davvero interessante che non ha peli sulla lingua:


Clicca sull’immagine per vedere il video:

Gheddafi Libia perché lo hanno ucciso


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venerdì 25 novembre 2011

Partito Italia Nuova a Roma


Cosa c’entra la politica con la spiritualità?
Le persone hanno un’idea decisamente fantasiosa della spiritualità. Per loro sono spirituali Madre Teresa di Calcutta, Gandhi e Sai Baba... ma non Annibale, Giulio Cesare, Napoleone, Cavour o Federico II di Prussia...
In verità non esiste alcuna distinzione fra spirituale e non-spirituale. Qualcosa è spirituale se ci credi con tutto te stesso, perché il fatto stesso di crederci, di assumerlo come obiettivo e valore, ti spinge alla crescita interiore.

Come scrivo nel libro La Rinascita Italica – La Politica come Via di realizzazione di sé (che non è ancora stato pubblicato):
Il singolo individuo realizza se stesso nel momento in cui si sente davvero Stato, ossia parte di un tutto più grande che proprio sul sentirsi Stato di ogni individuo fonda la sua Forza.
Il cittadino si sente Stato quando abbandona i suoi interessi personali in favore degli interessi della Comunità. Il cittadino si sente Stato quando prende sulle proprie spalle la responsabilità per quanto accade nel suo Paese e smette di delegare il potere a una cerchia di burocrati e di professionisti del mestiere.

Il risultato dello scollamento fra cittadino e Stato è una Politica che invece di favorire l’evoluzione interiore degli individui, diviene asservita agli interessi di economia e finanza. Da tempo le multinazionali e le grandi banche inseriscono senza difficoltà i loro uomini nelle posizioni di potere all’interno degli Stati, e quindi di fatto governano.

Lo Stato è sempre per definizione al servizio di qualcuno, ma se non lo è dei cittadini lo è della Borsa e delle Banche Centrali.
Sotto l’incalzare delle crisi economiche e delle ormai quotidiane emergenze finanziarie, la sovranità del popolo progressivamente si riduce fino a venire agevolemente calpestata, si commissariano i Paesi che non si adeguano alle direttive, ma in tal modo si delega ai tecnici, agli eurocrati e alle banche centrali quel ruolo di leadership che spetterebbe alla Politica.
La Politica – intesa come arte del governare e scienza del governare – scompare, lasciando il posto a una somma di processi burocratici il cui fine è permettere a tecnici esperti di finanza di governare. Come se le difficoltà di una nazione nascessero dal vuoto delle sue tasche e non da quello del suo Spirito.


Considerare la Politica come una cosa sporca e anti-spirituale significa abdicare al proprio diritto di modificare la realtà assumendosene la responsabilità. Siamo capaci di sbandierare ai quattro venti la Legge di Attrazione o recitare tutto il giorno ho’oponopono... e poi rifiutarci di andare a votare e considerare la Politica come un’attività riservata a “quelli del mestiere”. Ma “quelli del mestiere” siamo noi, perché la Politica è per definizione il mestiere del cittadino, non degli “esperti del settore”.

La Politica è a tutti gli effetti una Via di crescita interiore che porta il cittadino a sentirsi Stato e a riprendere in mano la propria vita.

La Politica siamo noi. La stanno facendo le banche perché a un certo punto ci siamo rifiutati di farla noi. Pensare che un percorso spirituale possa svilupparsi in maniera avulsa dalla Politica è pura follia. Sto a casa mia a fare meditazione nella speranza di crescere in tal modo spiritualmente, mentre non mi interessa nelle mani di chi si trova la mia nazione in questo momento. Così dietro il motto “Tutto è Uno” nascondo la mia inettitudine. Ma se tu non ti occupi della Politica allora prima o poi sarà lei a occuparsi di te. Interverrà nella tua vita, verrà a bussare alla tua porta mentre reciti il tuo mantra, deciderà quando e dove potrai fare la tua meditazione. La Politica è qui per ricordarti che non sei fatto di nuvole, ma ti sei incarnato con un corpo fisico all’interno di uno Stato, con la missione di farlo funzionare bene... perché è tua responsabilità... perché è il tuo Stato!

Diamo un segnale agli altri partiti. Partecipiamo in massa alla I Assemblea Nazionale del PIN. La partecipazione costa 30 euro perché il PIN non gode dei finanziamenti ai partiti, anzi, attualmente non gode di alcun finanziamento e ci stiamo tutti auto-finanziando. Gli altri partiti pagano fino a 40 euro a testa per portare partecipanti ai loro congressi quando si accorgono che sono troppo pochi e rischiano di fare brutta figura con la stampa. Noi facciamo il contrario, facciamo pagare... ma il risultato è che chi partecipa lo fa perché davvero si sente Stato.

Salvatore Brizzi
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Partito Italia Nuova Armando Siri intervista



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Domenica 27 Novembre a ROMA – I Assemblea Nazionale Partito Italia Nuova

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martedì 8 novembre 2011

La megliocrazia


Riporto l’articolo di Massimo Gramellini apparso su lastampa.it del 03 Novembre:

Mai come in queste drammatiche ore ci sentiamo di dar ragione all’economista Luigi Zingales quando dice che l’Italia è una peggiocrazia, il governo dei peggiori. La prevalenza del cretino, o comunque del mediocre, raggiunge la sua apoteosi in quella caricatura di democrazia che è diventata la nostra democrazia. Oggi qualsiasi persona di buonsenso, di destra o di sinistra, riconosce che questa politica svilita dai clown e dalle caste dovrebbe affidarsi ai seri e ai competenti. Figure alla Mario Monti, per intenderci. E ce ne sono tante. Ma qualsiasi persona di buonsenso sa anche che, se i Mario Monti si presentassero alle elezioni, le perderebbero. Perché non sono istrionici né seducenti. Verrebbero surclassati da chi conosce l’arte della promessa facile e dello slogan accattivante, in quanto una parte non piccola degli elettori è così immatura da privilegiare i peggiori: per ignoranza, corruzione, menefreghismo.

Dirò una cosa aristocratica solo in apparenza. Neppure le sacrosante primarie bastano a garantire la selezione dei migliori. Per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto. Non posso guidare un aeroplano appellandomi al principio di uguaglianza: devo prima superare un esame di volo. Perché quindi il voto, attività non meno affascinante e pericolosa, dovrebbe essere sottratta a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione? E adesso lapidatemi pure.


Questo invece è un estratto del mio e-book “Oltre la democrazia”, gli articoli presenti nell’e-book sono degli anni 2007-08:

Ai lettori allarmati vogliamo subito chiarire che qui non si vuole promuovere la negazione del diritto di voto per alcuni in favore di altri, ma si sta unicamente ponendo l’accento su un fatto naturale e inconfutabile: non tutti gli uomini sono dotati dello stesso discernimento riguardo ciò che è bene per lo Stato, e il grado di tale attitudine è intimamente legato al grado di apertura della coscienza.
È difficile accettare questo per chi è stato condizionato fin da bambino a credere che “tutti gli uomini sono uguali”. Egli potrebbe infatti far notare che: “Se tutti gli uomini sono uguali nei diritti, tutti possono fare politica esprimendo il proprio voto e decidendo per la nazione”.

Ma se tutti gli uomini posseggono gli stessi diritti, allora perché non tutti hanno il diritto di comprendere la filosofia o la matematica con la stessa acutezza, mentre si pretende che tutti siano in grado di comprendere la Politica? Voglio ricordare che andare a votare significa “fare politica”, e questa non è un’azione da poco. Al cittadino che esprime il suo voto si sta chiedendo di compiere un atto politico, ma non lo si mette nelle condizioni di studiare e comprendere a fondo questa materia.

La Politica – la capacità di decidere per il Bene della comunità – è una materia (un’Arte) come tutte le altre, che richiede una certa predisposizione innata, una buona preparazione intellettuale e un continuo esercizio. I cittadini invece vanno a votare così come scelgono il nuovo contratto telefonico, “per simpatia”, seguendo gli slogan pubblicitari gridati da un palco.

Non si può decidere “per legge” che da oggi tutti i cittadini diciottenni possono comprendere la filosofia e la matematica ed esprimere pareri a riguardo, e che la loro opinione possiede lo stesso valore dell’opinione di un qualunque filosofo o di un qualunque matematico, in virtù del fatto che tutti abbiamo gli stessi diritti! Non si può decidere circa la giustezza di una teoria filosofica “per alzata di mano” – democraticamente – in base a ciò che pensa la maggioranza! E se non si può seguire questa condotta palesemente assurda per la filosofia e la matematica, non vediamo ragione perché lo si debba invece fare per la Politica, ossia per decidere una manovra finanziaria o una modifica alla Costituzione. È forse la Politica la materia più elementare fra tutte? È forse la meno importante, per cui non ha grande importanza chi la fa e quali sono le sue capacità, purché la si faccia... come la pulizia dei gabinetti pubblici?


Persino per la pulizia dei gabinetti è necessaria una previa istruzione del personale, se si vuole che poi funzionino correttamente. Ma nessuna istruzione viene data a chi si accinge all’atto politico chiamato voto. Per essere ammesso al voto è sufficiente che tu non abbia ammazzato qualcuno, o meglio, che non ti abbiano ancora scoperto!

L’articolo di Massimo Gramellini su La Stampa non è passato inosservato (come tutti i suoi articoli, essendo lui un giornalista fuori dagli schemi), infatti ha ricevuto un numero molto elevato di commenti, alcuni indignati, ma per la maggior parte inaspettatamente favorevoli. Buon segno. Qualcosa nelle persone si sta risvegliando.
Sarebbe bello che Gramellini potesse leggere questo mio e-book sulla Politica (che diventerà presto un libro). Avremmo un po’ di argomenti su cui confrontarci.

Intanto non posso che continuare a consigliarvi di “entrare in Politica”. Non avete idea di quanto sia importante farlo proprio in questo periodo storico, e quanto sia importante che lo facciano proprio le persone più consapevoli, quelle che possono provocare una “rinascita italica”, una rinascita dello Spirito Italico che possa riportare il cittadino a sentirsi orgoglioso di essere italiano.
Finché continuiamo a raccontarcela fra di noi, senza mai provare a entrare nella “stanza dei bottoni”, perché riteniamo che la Politica sia una “cosa sporca”, allora la Politica – e la nazione – resteranno in mano a chi nello “sporco” grufola agiatamente.
E l’Italia diverrà un’appendice dell’Europa, interamente schiava della BCE, una banca di privati totalmente autonoma e indipendente dagli Stati Membri!
Mentre noi – senza un soldo in tasca – continueremo a partecipare ai nostri corsi sull’evoluzione della coscienza... finché ce lo permetteranno!

Il PIN (Partito Italia Nuova) è un’occasione da non perdere. Sia chiaro che non è un partito new age, non è un partito gestito da “figli dei fiori”, ma è esattamente ciò di cui c’è bisogno in Italia per compiere un balzo evolutivo. È un partito con fondamenta stabili, che saprà giocarsi le sue carte da pari a pari con i partiti già esistenti. Spiegherò meglio in un prossimo post perché mi sono buttato in questa avventura e perché insisto su questo argomento che ritengo così urgente.

Diamo un segnale agli altri partiti. Partecipiamo in massa alla I Assemblea Nazionale del PIN.

Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)


Leggi l’articolo di Armando Siri sullo strapotere della Banca Centrale Europea:
Il rapporto con l’UE.

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Partito Italia Nuova Armando Siri intervista



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Domenica 27 Novembre a ROMA – I Assemblea Nazionale Partito Italia Nuova

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venerdì 4 novembre 2011

Halloween vs Ognissanti


Mi ricordo quando ero un ragazzino e si festeggiavano Ognissanti e, a seguire, il “giorno dei morti”, come lo chiamava mia madre, ossia la Commemorazione dei Defunti. Ognissanti era l’1 Novembre (in lat. Festabant Omnium Sanctorum) mentre il “giorno dei morti” era il 2 Novembre (in lat. Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum). La notte fra l’1 e il 2 era la famosa “notte dei morti” e secondo mia madre bisognava pregare per tenere lontane le anime cattive e aiutare le anime in pena, o “l’animi du purgatorio”, a ritrovare la strada verso il Cielo.
Solo vent’anni dopo, studiando esoterismo, avrei capito quanto c’era di vero nelle sue parole.

Halloween è semplicemente una festa pagana, qualcuno dice di origine romana, ma più presumibilmente di origine celtica (la notte di Samhain), in ogni caso europea. Nella sua forma attuale però si celebra negli Stati Uniti e in alcune province del Canada.
Ma allora che ci fa qui da noi in Italia?
Non si tratta solo dell’ultima moda proveniente da oltreoceano, ma di un progressivo sostituirsi del neo-paganesimo alle tradizioni religiose cristiane. Complice una certa new-age, oggi tutto quanto è cristiano viene visto come obsoleto e scomodo, mentre si sta dando un più o meno inconsapevole via libera al riemergere del paganesimo. Come se l’insegnamento di Gesù ne fosse stato una degenerazione e non un’evoluzione.

Oltretutto, stiamo parlando di un neo-paganesimo edulcorato. Gli americani hanno preso una festa pagana europea e l’hanno stravolta, depauperata di ogni significato e infine commercializzata per restituircela come “pacchetto Halloween” all-inclusive, zucche e maschere compresi!

Ho provato una certa pena quando cinque ragazzini alla mia porta mi hanno chiesto “dolcetto o scherzetto?”. Sono stato catapultato in un film americano. Già, perché quando ero piccolo questa america era solo nei film, ora è sulla soglia di casa mia e “usa” i corpi dei miei conterranei.
Uno dei ragazzini aveva una zucca intagliata in mano.
Che cacchio centra con Ognissanti?
Non servirebbe più un’opera di convincimento, ci vorrebbe un esorcismo!

Riporto un articolo apparso su lastampa.it il 31-10-2011:
Nella chiesa di Santa Giulia di Torino, piena zeppa di famiglie, dove aveva appena cresimato una ventina di ragazzi, ieri pomeriggio l'arcivescovo monsignor Cesare Nosiglia ha affrontato il “problema Halloween”, festa che «non fa parte della nostra tradizione, che “usa” i giovanissimi, che è puro consumismo».

«La prossima Festa dei Santi e la Commemorazione dei Fedeli Defunti, tanto care alla tradizione anche familiare del popolo cristiano, da anni sono contaminate da Halloween. Mi auguro che i genitori e gli educatori rigettino l'illusione che questa festa importata dagli Stati Uniti sia, tutto sommato, una carnevalata allegra e innocua, che non lascia traccia. E comprendano invece il rischio che comporta l'assecondare una festa che fa dello spiritismo e del senso del macabro il suo centro ispiratore. Tale festa non ha nulla a che vedere con la visione cristiana della vita e della morte; e il fatto che si tenga in prossimità delle feste dei Santi e del suffragio ai defunti rischia sul piano educativo di snaturarne il messaggio spirituale, religioso, umano e sociale che questi momenti forti della fede cristiana portano con sé».

Poi, toccando l'altro aspetto della dilagante - e ammiccante, da ogni vetrina - festa a base di zucche, streghe e diavoli l'arcivescovo ha aggiunto: «Questa ricorrenza è divenuta popolare nel “calendario consumistico” che impone l'immagine di un mondo di plastica, senza valori né riferimenti alla vita autentica delle persone. è il segno di un “colonialismo culturale” più subdolo, ma altrettanto grave di quello economico e sociale. Un mondo in cui ogni occasione è buona per divertirsi a comando, secondo regole e tempi che altri hanno stabilito per noi. Questa ossessione della festa di Halloween a tutti i costi rischia anche di diventare un modo per non affrontare mai seriamente le questioni più profonde della vita personale e della società».

«Per queste ragioni», ha proseguito Nosiglia «la comunità cristiana ha il dovere di farsi presente là dove sono le persone, dove vanno i giovani, con proprie proposte precise e coerenti. Per questo volevo dirvi che il Servizio di Pastorale giovanile ha promosso una festa alternativa per la notte del 31 ottobre, alla quale invito tutti voi.

Alle 21 celebrerò la Santa Messa dei Santi presso la parrocchia dell'Annunziata, in via Po. Seguirà uno spettacolo di musica e canti in piazza Vittorio». Alle 22 la chiesa di San Francesco da Paola, in via Po, accoglierà momenti di preghiera. «So che anche negli oratori si fanno feste di Halloween... Bisogna comprendere – ha ancora esortato l'arcivescovo al termine della celebrazione, incontrando i giornalisti – che si tratta di una festa imposta dal consumismo, caratterizzata da messaggi virtuali che confondono e rischiano di far vedere anche il messaggio della Chiesa come “fantastico”. Se questo accadesse a Carnevale, potrebbe ancora essere accettabile. Ma capita in un momento che è di forte religiosità popolare e non va bene. Bisogna contrapporre qualcosa di diverso. Un'alternativa vera».


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giovedì 27 ottobre 2011

La Democrazia del Capo


La Democrazia del Capo è l’unico futuro possibile per la democrazia. La Democrazia del Capo è la risposta alla democrazia di parlamentari bovini il cui livello spirituale è inferiore a quello delle poltrone che i loro flaccidi culi occupano.
È il governo di uno solo.
Come ho già ripetuto in altre sedi, non c’è nessuna ragione per ritenere che il governo di uno solo debba essere peggiore del governo di molti. Tutt’altro. In passato ci sono stati su tutto il pianeta re e imperatori illuminati e amati dal loro popolo.

Se a governare abbiamo un uomo – meglio ancora sarebbe una donna – con il livello di coscienza di un Gandhi, un Buddha o un Martin Luther King... non c’è parlamento che possa reggere il confronto. Non venite a dirmi che le decisioni per alzata di mano del nostro parlamento sono sicuramente più illuminate di quelle che potrebbero prendere un Socrate piuttosto che un Lorenzo il Magnifico, un Federico il Grande di Prussia, un Ferdinando I di Borbone, un Federico II di Svevia... solo perché in parlamento sono in tanti a decidere!
Cento asini non fanno un leone.
Il principio stesso che nella quantità risieda una verità maggiore, è semplicemente aberrante. Più siamo più abbiamo ragione! A ben guardare l’osannata “maggioranza” non è altro che l’antica legge del più forte.
Il parlamento permette al singolo suino di proteggersi nell’anonimato, di mimetizzare la sua inettitudine fra l’inettitudine di altri mille.

Se sono da solo a governare e sono un ignorante o un incapace, tutti lo vedono e prima o dopo vi si pone rimedio, cioè verrò destituito, se accadrà prima o dopo dipende dal grado di risveglio del popolo stesso. La storia lo insegna: reggenti e dittatori incapaci fanno tutti la stessa fine e talvolta – pur essendo capaci – pagano caro un solo errore di valutazione.
Certo è che se il popolo in un dato periodo storico in qualche modo si rispecchia nell’ignoranza del suo governante, allora non farà nulla per modificare la situazione – al limite si lamenterà – e quel governante potrà governare ancora cent’anni.

Sarebbe un grave errore credere che ogni popolo non abbia ciò che in fondo chiede. Che un solo uomo possa asservire decine di milioni di persone con l’inganno, se questi non lo consentono... è solo un misero tentativo dei portavoce del popolo stesso di aiutarlo a sfuggire la responsabilità che gli è propria. Ma un popolo che sfugge alle sue responsabilità e chiede riparo dietro l’etichetta della vittima, resterà sempre schiavo.

Se uno solo governa con pieni poteri, dicevamo, il suo operato è sotto gli occhi di tutti. Ma se a governare sono mille, l’ignoranza del singolo si confonde con lo sfondo.
Grazie alla presenza del parlamento, in verità, io non so da chi sono governato in questo momento.

Il sistema governo/opposizione è fallito. Sta rendendo l’Italia ingovernabile... la rallenta... la immobilizza. Se uno tira da una parte e l’altro da quella opposta... non ci si muove in nessuna direzione... e prima o poi la fune si spezza. Il sistema governo/opposizione rispecchia una modalità intellettuale dualistica – riflesso della mente duale – che in verità in un futuro molto prossimo saremo chiamati ad abbandonare addirittura come specie. Infatti evolutivamente la nostra coscienza si dirige verso l’Unità mentre i nostri governi grufolano nei contrasti all’interno di sistemi ancora fortemente oppositivi.

I sostenitori della vecchia democrazia – che sull’illusione democratica hanno costruito le loro fortune e stabilito le loro posizioni di potere – giocano a spaventare quella parte di popolino ignorante che ancora si fa irretire, accostando la Democrazia del Capo alle passate dittature.
Il comando ipnotico che si vuole inoculare nelle masse è questo: “Se il capo è uno solo, allora deve essere per forza come Hitler o Saddam Hussein! Dunque teniamoci il nostro parlamento, che è il male minore.”

Ma i re che hanno dato tanto al loro popolo sono stati infinitamente di più rispetto ai dittatori cattivoni. Questo a scuola non viene insegnato, perché i libri di storia vengono abilmente calibrati in base alla forma di governo esistente. Allora si fa di tutto per far apparire bui i periodi delle monarchie ed eccellenti le attuali democrazie! Ma più i cittadini si svegliano e diventano consapevoli, meno funziona il fluido magnetico degli illusionisti. Presto tutti si sottrarranno alla schiavitù e sceglieranno la via della saggezza: la Democrazia del Capo.

Nella Democrazia del Capo chi è al governo viene eletto dai cittadini e ha pieni poteri finché i cittadini stessi non lo destituiscono. Questa è la forma di governo più equilibrata, la più ovvia, quella che abbiamo tutti dimenticato.
Il sospettoso di turno chiede: “Ma se una volta al potere il Capo non si facesse più destituire!?”. Nel porre questa domanda egli sta semplicemente descrivendo la situazione attuale: l’oligarchia (=governo di pochi) al potere non si fa più destituire!
La dittatura dell’oligarchia che stiamo vivendo al presente, è ben più pericolosa delle vecchie dittature di cui ci siamo liberati, perché è invisibile. Mentre il dittatore ti diceva in faccia come stavano le cose, adesso l’oligarchia convince il popolo che è stato lui a eleggerla e che in fondo è sempre lui a comandare.

Come sarà il futuro non lo so, ma come è il presente lo so bene.
Al limite se ne dovrà cacciare via uno solo... e non mille come adesso. Mille parlamentari/mitili saldati alle loro sedie. Molti di loro non vogliono far cadere l’attuale governo troppo presto perché altrimenti perderebbero il diritto alla pensione vitalizia di tremila euro al mese, che una volta si otteneva dopo appena due anni e mezzo in parlamento, adesso dopo cinque!
A quale segno siamo giunti? Dove ancora potremo giungere?
Se l’Italia fosse abitata da esseri umani e non da terricoli scenderemmo in piazza a milioni, tutti i giorni, finché tutti i parlamentari non fossero rispediti a casa, a lavorare davvero. Ancora una volta... abbiamo ciò che meritiamo.

Il governo di un Paese dovrebbe essere un atto d’amore, direi quasi la consumazione di un atto sessuale.
Quando tu ti dai alla folla, la folla si dà a te.
Il leader parla ai cittadini e fa l’amore con loro.
Il leader cerca la sublimazione erotica nel possedere e al contempo farsi compenetrare dalla folla. Un’estasi cardiaca che scatena la passione per la propria nazione da ambo le parti.

Allora nel nostro Cuore ritroverà la sua naturale dimora l’orgoglio di essere italiani.

Per questo motivo, come molti di voi già sanno, ho deciso di candidarmi nelle fila del Partito Italia Nuova. Per la prima volta sono convinto di aver trovato la strada giusta per far scendere anche nella sfera politico/sociale quelle idee che possono cambiare il mondo. Il fondatore del partito, Armando Siri, è un giovane che ci crede, ha il Fuoco giusto, il Vril che lo attraversa.
Sarà un governante saggio.

Cos’è un Ideale? Uno spirito divino, un angelo che s’incarna sulla Terra. Quando servi un Ideale servi quello spirito. Allora lui a sua volta ti serve e ti sostiene. Meno è grande il tuo essere, meno è alto l’Ideale che puoi incarnare.
Victoria Ignis

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