domenica 26 giugno 2011

Boundless 3 - Origins


Come descrivere questa cosa che è accaduta?
Mi muovo ma sono immobile.
Adesso sto scrivendo ma niente si muove. Una totale immobilità in assenza di durata!
Il tempo mi accade ma non mi riguarda più.

Nell’illuminazione non si tratta di cambiare se stessi, né il proprio modo di vivere o di rapportarsi alla vita. Si tratta di realizzare cosa è la vita stessa, o meglio, COSA in realtà vive. Sono effettivamente io – un individuo – a vivere?

Tutta la cosmologia, la teologia e la psicologia andrebbero riscritte, perché sono tre materie che trattano lo stesso identico tema. Quando scopro “cosa” sono io, scopro anche cosa è Dio e cosa è l’Universo. Perché sono la stessa identica cosa!

Qualcuno prova delle esperienze di Unità, ma poi perde quello stato e cerca di riottenerlo. Il problema è che non puoi né ottenere né riottenere qualcosa che c’è sempre. Se c’è qualcuno che tenta di stare nell’Uno, non può essere l’Uno, ma un Io separato dall’Uno, pertanto, con il solo atto di volerlo trattenere lo perdi, o meglio, crei un Io che, per definizione, CREDE di averlo perso. Il tuo stesso sentirti esistente è già la perdita di quello stato.

L’illuminazione non ti riguarda, non ha a che fare con “te”, non è qualcosa che ti accade o qualcuno nel quale puoi trasformarti. È una Verità cosmica che a un certo punto diviene evidente, non un evento personale.

Ma allora ha ancora senso parlare di »ricordo di sé« in questo contesto?
Sì. Perché attraverso il »ricordo di sé« Dio ricorda se stesso. Non sei “tu” a ricordarti di te, è l’Uno che si ricorda di sé attraverso un apparato psicofisico. E con il tempo l’apparato psicofisico si abitua a ospitare questa consapevolezza, questa realizzazione.

All’inizio, naturalmente, è l’ego che vuole ricordarsi di sé, perché vuole fare qualcosa per cambiare se stesso. Passiamo tutti da questa fase, poiché nessuno di noi si accetta così com’è, ma poi l’atto diviene sovrapersonale: c’è la Presenza ma non qualcuno che vuole essere presente. Però se non me lo ricordo mai, non avviene, al di fuori di alcuni casi eccezionali, che riguardano anime che hanno lavorato su loro stesse in vite precedenti.

Racconta pure quanto vuoi che l’illuminazione può accadere a tutti in qualunque momento, ma resta filosofia di stampo pseudo-democratico, utile solo a non far sentire inferiore o “meno capace” chi a tale realizzazione in questa vita non può accedere (l’applicazione del principio democratico, che infatti è anti-tradizionale e anti-evolutivo), mentre la realtà dei fatti è che accade a pochissimi e, soprattutto, che a te che stai leggendo non è ancora accaduta!

Se la realizzazione dell’Assoluto potesse davvero accadere a tutti e in qualunque momento, senza necessità di alcun percorso di crescita... allora non dovrebbe nemmeno esistere come insegnamento. Che senso avrebbe informare di qualcosa che non produce alcun vantaggio a chi ne viene informato? Anzi, informandolo si rischia di allontanarlo – perché si creano aspettative – da ciò che dovrebbe accadergli inaspettatamente e involontariamente!
Chi ha trasmesso l’insegnamento dell’Advaita avrebbe dunque lavorato per ingannare e non per aiutare, ritardando la realizzazione di qualcosa che altrimenti accadrebbe a tutte le persone del mondo senza compiere alcun percorso interiore.

Ma quando si indaga bene la questione si scopre la discrepanza che esiste fra gli insegnamenti tradizionali Advaita e quelli che vengono divulgati oggi (neo-Advaita). Gli odierni fanatici dell’Advaita si sono formati fraintendendo le parole di personaggi come Ramana Maharshi o Nisargadatta Maharaj. Chi legge attentamente questi autori scopre però che il primo ha parlato di una pratica quotidiana chiamata “AUTOINDAGINE sul Sé” che porta alla realizzazione dell’inesistenza del sé separato. Il secondo, prima di giungere alla realizzazione, ha praticato per tre anni la concentrazione sull’Io Sono Quello.

La maggior parte degli estremisti dell’Advaita non solo non ha letto i testi originali, ma nemmeno i due classici che ho appena menzionato, e si è formata seguendo unicamente personaggi come Tony Parsons e molti altri altrettanto recenti. Non metto in dubbio l’autenticità della loro realizzazione, che per me è genuina, bensì l’incapacità di trasmettere un insegnamento tradizionale che li precede e li sovrasta... e a cui loro, in questa incarnazione, non hanno avuto accesso. Tale ignoranza fa loro credere che quanto è accaduto a loro può accadere a tutti, quando invece la realtà dei fatti li smentisce ogni giorno!
Le loro idee sono così inconsistenti che qualora venissero decapitati durante uno dei loro seminari, nessuno fra il pubblico noterebbe la differenza!

Per inciso, anche il grande Eckhart Tolle propone un'efficace pratica di costante OSSERVAZIONE e DISIDENTIFICAZIONE dal corpo emotivo (corpo di dolore), quasi fosse un insegnante di Quarta Via.

Ma il popolo ignorante è ben lieto di seguire un insegnamento spirituale finalmente democratizzante, dove tutti hanno le medesime possibilità, e chi se ne frega se è palesemente falso. Gli insegnamenti di tal fatta vanno per la maggiore in una società antitradizionale fondata su finte democrazie (economica, politica, ...), di cui l’ultima e la più pericolosa è proprio la “democrazia dello spirito”.

Questo popolo, per intenderci, usa il pensiero come un uomo comune usa la sua appendice! È lo stesso popolino ignorante propenso a credere che Ahmadinejad sia un leader pazzo, crudele e fanatico e Gheddafi un massacratore di folle inermi. Dagli al dittatore! Viva le democrazie occidentali!

Forse leggere qualcosa di Julius Evola e Raphael potrebbe ripopolare il desertico panorama offerto dal vostro pensiero.


Chiudo gli occhi e ascolto il suono del traffico.
Quel suono dov’è? È evidente che si trova nella mia coscienza, non al di fuori. La percezione naturale mi dice che quel suono è dentro di me. Chi sostiene che i suoni avvengono fuori di me e io li percepisco come oggetti esterni... me lo deve dimostrare, perché l’evidenza dei fatti mostra esattamente il contrario.

In me non è accaduto niente di particolare rispetto a un’altra persona, semplicemente c’è un “ricordo” costante, attimo dopo attimo, fisico, non mentale, che le percezioni si producono dentro e non fuori dalla mia coscienza. Tutto avviene dentro di me. E la mia coscienza è LA Coscienza, non qualcosa di confinato nel corpo. Non me ne dimentico più, qualunque cosa succeda. Questo produce come effetti collaterali la fine della paura e la serenità interiore.

Non vedete l’ora di chiamarla illuminazione, risveglio, ascensione o qualunque altro termine vi venga in mente... ma è un problema vostro. I guru che rispecchiano le vostre aspettative li idolatrate, quelli che non sono “illuminatelly correct” – quelli che non sono né buoni né disponibili né portatori di idee democratizzanti – li prendete a sputi in faccia!

Ma ciò che è accaduto a questo corpo è ciò che è accaduto a questo corpo... e basta. Non potete paragonarlo a Gesù, Aurobindo, Krishnamurti, Gabriel Pontello o Sai Baba...

[Ho scritto tre articoli esaurienti sull’argomento, per chiarire la mia posizione e il mio stato. Non tornerò più sull’“etichetta” Advaita in quanto non fa parte del mio compito.]

Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)





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lunedì 13 giugno 2011

The Secret - il fumetto complottista


Mi piacciono i fumetti. Trovo sia come leggere un libro e avere anche le immagini a disposizione. Oppure un film dove puoi sostare su ogni fotogramma e ammirarlo come fosse un’opera d’arte. E molto di più...

L’ultimo che ho scoperto si chiama The Secret, l’ideatore è Giuseppe di Bernardo, si ispira alle teorie sul complottismo extraterrestre di David Icke e Corrado Malanga. Non a caso uno dei personaggi, Malcor (MALanga CORrado), somiglia molto a quest’ultimo.
Per chi non lo sapesse, David Icke sostiene che il nostro mondo viene governato da sette occulte fondate migliaia di anni fa da forme extraterrestri. Corrado Malanga si occupa invece di interferenze aliene nella vita terrestre e in particolare del fenomeno dei “rapimenti” (abduction).

Io non sono un sostenitore del filone complottista... però questo non significa che neghi la veridicità di certe ipotesi. Anche se in passato – quando ero ancora un giovane sonnolento – ho fatto la mia parte nel divulgare certe conoscenze, adesso utilizzo le mie energie in maniera più “chirurgica” e non mi appassiono più di tanto a questo genere di divagazioni. Aggiungo solo che, anche in passato, la mia preoccupazione più grande consisteva nel far capire alle persone che non tutto ciò che trasmettono gli autori del complottismo è oro colato. Loro ricercano, raccolgono dati e fanno ipotesi in buona fede, ma è evidente che non hanno avuto contatti con le scuole esoteriche che conservano talune antichissime informazioni sulle origini dell’umanità. Infatti alcuni particolari delle loro teorie sono errati e possono fuorviare il pubblico.

Inoltre non è da sottovalutare il fatto che dalla loro opera sia scaturito – parlo soprattutto per David Icke – un vero e proprio movimento di fanatici complottisti alienofobi, i quali dimenticano che solo noi siamo gli unici responsabili della nostra realtà e trascorrono il loro tempo a scagliarsi contro il nemico di turno... anziché lavorare al proprio interno per LIBERARSI definitivamente.

[Per gli irriducibili del complottismo a questo link si trova l’articolo da me scritto nei primi anni duemila sulle interferenze aliene, un peccatuccio di gioventù]

Ho scritto questo post perché il fumetto in questione è comunque fatto bene, è unico nel suo genere e mi piacerebbe conoscesse una maggiore divulgazione. In questi giorni è in edicola il numero 3, che vi consiglio di iniziare a leggere, soprattutto se siete a digiuno di certe informazioni. Anch’io ho cominciato da questo numero. Poi ho ordinato via mail i due numeri arretrati a questo link: http://www.starcomics.com/acquista.php?testata=119

Buona lettura

Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)



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venerdì 10 giugno 2011

Boundless 2 - Revenge


L’ego immaturo chiede a gran voce l’illuminazione.
Questo è ciò che si scorge guardando bene dentro i variopinti ambienti della cosiddetta spiritualità (qualunque cosa voglia significare questo termine).
“Non sono nessuno nella vita normale. Ma sarò qualcuno in quella spirituale.”
La rinuncia al denaro e al successo come gratificazione ultima dell’ego. L’incapacità di affermarsi come vincente nella vita materiale mascherata da rinuncia alla vita materiale stessa.

Dipendesse da me metterei la regola che solo chi ha raggiunto la piena gratificazione nel mondo della materia può dedicarsi alla ricerca spirituale. Come si è sempre affermato in psicologia – da Jung in poi, passando per la Psicologia Transpersonale – solo un ego maturo e sano, che è stato capace di raggiungere obiettivi concreti in campo lavorativo, artistico, sportivo piuttosto che politico o economico... insomma, solo un ego realizzato, contento di sé, non patologico... è davvero pronto per morire. Gli altri stanno fingendo... recitano una parte... proprio per non morire mai. Si tratta del tristemente noto “ego spirituale”.

La patologica insoddisfazione di un ego immaturo lo indirizza verso una spasmodica ricerca in campo spirituale. Se l’ego non è ancora maturo, autodeterminato, soddisfatto di sé, non potrà mai “rinunciare a sé”; inizierà quindi a cercare nelle “esperienze spirituali” quel completamento di sé che gli è mancato negli altri campi della vita.

Non mi stanco di ripetere che per rinunciare al proprio ego è prima necessario averne uno maturo. Se gli alchimisti avevano previsto l’ »albedo« come tappa intermedia dello svilupppo psicologico di un individuo, la fase in cui si “fabbrica” l’Anima, prima della divinizzazione finale nella »rubedo«... un motivo ci sarà. Un ego abortito darà come risultato una ricerca spirituale deviata, ansiosa, competitiva, intrisa di esperienze mistiche allucinatorie. Questo è ciò che vediamo accadere continuamente: gli ashram sono zeppi di persone FULMINATE che si credono ILLUMINATE.

Ho avuto la sfortuna di comprendere “nella carne” che non c’è nessuno dentro questa forma corporea. Proprio quando finalmente ero “qualcuno”, con una »centratura« perfetta e mi sembrava di avere il mondo ai miei piedi... sono morto. Che sfiga! Ciononostante, nulla di ciò che questo apparato psicofisico ha realizzato nel corso di anni di sforzi è andato perduto. Per esempio, questa forma è rimasta ben conscia delle verità che conosceva prima che accadesse il “fattaccio”; per questo motivo insegno che solo a partite da un ego psicologicamente adulto – sebbene finto – si può verificare una morte iniziatica e ottenere una comprensione diretta della Verità Ultima.

Questo è il motivo per cui a qualcuno succede e a qualcuno no. Se non ci fossero ostacoli, questa comprensione accadrebbe in tutti gli apparati psicofisici del mondo in questo stesso istante. Invece non accade, né a te che stai leggendo, né agli altri. Tu hai capito perfettamente che il tuo “me” separato non esiste e non è mai esistito... ma non accade nulla! Ti senti sempre come esistente dentro un corpo specifico.

Ovviamente, tutti voi, appassionati di Advaita Vedanta, Tao e Zen siete convinti di essere pronti per il “grande salto nell’Abisso”. Oramai le gratificazioni dell’ego le avete lasciate alle spalle. Non siete più come gli altri comuni mortali che ancora compiono sforzi per “ricordarsi di sé”, oppure, più prosaicamente, si preoccupano di mettere da parte i soldi per l’auto nuova.

Invece non è vero. Non siete pronti. Siete come vergini che parlano di Tantra!
Dimostrare che non siete ancora pronti a balzare nell’Abisso è facile. Non siete pronti... perché non vi è ancora successo. In realtà avete ancora necessità di sentirvi un individuo, un “me” dentro un corpo. E il fatto che stiate percorrendo un cammino verso qualcosa che invece si trova QUI e ADESSO, indica che avete ancora bisogno di muovervi attraverso l’ego. Il fatto stesso che decidiate di non fare più nulla, è ancora sempre un bisogno dell’ego. Le vostre azioni vi tradiscono. Non c’è via d’uscita!

Se avessi di fronte una forma corporea nella quale è accaduta questa piena comprensione, le darei ragione. Ma dal momento che di solito a blaterare sull’inesistenza dell’ego e l’inutilità di fare sforzi sono persone che si trovano sul medesimo piano di coscienza di un giornalista sportivo... la loro stessa “mancata illuminazione” le tradisce. Hanno ancora bisogno di temporalità e di sforzi, in qualunque direzione questi sforzi siano condotti.

L’ “ego spirituale” ha spostato le sue aspettative dal mondo della finanza a quello dell’Advaita Vedanta o dello Zen, così da poter finalmente sperimentare la beatitudine. Ma la beatitudine come traguardo di vita non ha più dignità di una carica politica, poiché sono entrambi traguardi disposti lungo il tempo. Sono entrambe esperienze esperite da “qualcuno” dentro un corpo. “Qualcuno” che farebbe meglio a occuparsi delle sue finanze piuttosto che dell’illuminazione!

Finché non siete pronti per accettare la fine del senso di identità separata, cercate l’illuminazione in maniere che vi impediscono di raggiungerla. Desiderate l’Unità ma allo stesso tempo vi opponete ad essa ogni singolo istante della vostra vita. L’illuminazione non è altro che la cessazione dello sforzo di opporsi ad essa, perché in verità è sempre presente. È come togliersi un carico dalle spalle scoprendo che il carico non c’era.

Se mi osservo muoio. O meglio... scopro che non sono mai nato.
Nello scoprirmi inesistente e allo stesso tempo sconfinato (=boundless) provo un rilassamento beatifico, ed esplode una risata cosmica. Una vita trascorsa fra preoccupazioni e ansie... per poi scoprire che non c’ero, non ci sono mai stato, non c’era nulla da difendere.

Il confine fra me e il mondo esterno, quel confine che mi fa credere di essere un individuo separato dal mondo che osservo, deve essere ricreato istante dopo istante, in uno sforzo continuo di rifiuto dell’Unità. Proprio perché tale confine non esiste, occorre ricrearlo costantemente, senza sosta. Questo è il peso dell’esistenza, il peso di dovermi mantenere distante dall’Uno per poter continuare a sopravvivere come individuo. Il peso del non voler CEDERE.

Eppure è così semplice. L’illusione ci tiene prigionieri con manette di neve.

Salvatore Brizzi
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venerdì 3 giugno 2011

Boundless


Osservare i pensieri che accadono nella mente dovrebbe ormai risultarvi piuttosto semplice. Non sto dicendo che si tratti di un’attività semplice in assoluto, poiché la quasi totalità degli esseri umani crede di essere i propri pensieri e le proprie emozioni, quindi per loro la pratica dell’osservare i pensieri risulta tecnicamente impossibile. CHI infatti osserverebbe i pensieri, se l’individuo è ancora un tutt’uno con i suoi pensieri?
Ma sto dicendo che è semplice PER VOI che, incarnazione dopo incarnazione, avete fabbricato un QUALCUNO dentro il corpo, qualcuno che si distingue e si distanzia dagli oggetti della mente. Un testimone, un osservatore, un’anima individuale.

Se potete osservare i vostri pensieri – e nella misura in cui potete farlo – allora potete percepirvi come un ente diverso, più profondo, rispetto a quei pensieri. Una coscienza sottostante i pensieri stessi che voi identificate con il vostro Io, il vostro Sé individuale. Una non meglio identificabile “entità che pensa” dentro la vostra testa.

Si tratta ora di compiere un passo ulteriore verso il baratro e andare a vedere se questo Sé distinto e isolato esiste davvero oppure no. Perché anche se io mi ripeto con fervore garibaldino che “tutto è Uno”, alla fine la sensazione di essere separato dal mondo esterno permane. Un intimo senso di esistere come ospite dentro il mio corpo, un Io separato che persiste quasi per farmi un dispetto, nonostante le mie convinzioni filosofiche circa l’Unità di tutte le cose.

A un’indagine più approfondita un fatto risulta subito chiaro: se io sono consapevole di questa sensazione di esistere, allora non sono nemmeno questa. Se infatti riesco a percepire il mio Sé, allora non sono quel Sé.

Credersi un Sé distinto che osserva il mondo – un soggetto dentro un corpo che osserva una realtà oggettiva fuori dal corpo – è frutto di una malcomprensione di fondo, un difetto di percezione. Esiste infatti solo la coscienza dell’Unità, il Sé assoluto, purtuttavia questa Unità, per poter divenire cosciente di sé si autoconfina dentro un corpo specifico e da qui osserva il mondo come se fosse un pericoloso estraneo.

Il confine fra me e il mondo è sempre solo illusorio. Non è mai esistito e non potrà mai esistere una separazione reale fra soggetto e oggetto. Ma la sua stessa illusorietà lo rende complicato da superare, in quanto, non essendo reale, non è possibile stabilire dove sferrare i colpi per abbatterlo!

A ben guardare, la Coscienza che percepisce la mia sensazione di essere un Io dentro un corpo, è la stessa Coscienza che percepisce il mondo esterno. Pertanto esiste una sola Coscienza – non osservabile, cioè non oggettivabile – che comprende allo stesso tempo soggetto dentro e mondo fuori. Questa è la coscienza assoluta, la coscienza dell’Uno, la quale non vede il mondo dall’esterno, bensì è il mondo.

Le automobili, i palazzi, le persone, i pensieri, le sensazioni e il mio Io... fanno tutti parte dello stesso processo che va sotto il nome di “mondo”. Tale flusso di esperienze è tutto ciò che esiste. Il mondo è coscienza esso stesso. Non c’è e non c’è mai stato un individuo separato da questo processo che lo osserva dall’esterno.

L’illusione di essere qualcuno di separato – e tutte le conseguenti paure – possono sussistere solo fino a quando non decidiamo di indagare seriamente sull’esistenza di questo “me” dentro il corpo. Finché viene dato per scontato e lavora indisturbato nell’ombra, il suo potere resta inattaccabile. Ma se ricerchiamo attentamente quella sensazione di essere un Sé distinto, essa scivolerà via come sabbia fra le dita. “Io sono il mondo” è la conclusione a cui si giunge. E non esistono né Io né Dio.

Non c’è “colui che ode il suono udito”, ma solo il processo dell’udire. E io sono l’intero svolgersi del processo, non uno specifico soggetto/individuo che compie l’azione. La sensazione di essere un “colui” che compie l’azione, cioè la sensazione di essere un individuo è anch’essa solo un percezione fra le tante, come lo è la percezione di un pensiero.

L’unica pratica possibile è vedere, sentire, toccare in un istante d’intuizione l’evidenza della propria inesistenza: non c’è un individuo qua dentro. Tutte le volte che ve ne ricordate, cercatevi; questa è la pratica. Il non trovarsi è realizzare una Verità istantanea.

L’abbattimento del falso confine fra interno ed esterno (boundless significa, appunto, senza confine) che dà origine al falso individuo, provoca un senso di serenità e sicurezza, gioia amorevole verso tutti e, soprattutto, fine del bisogno di difendersi dal mondo.
Se non c’è confine non c’è nulla da difendere.

Questo senso di quiete finale, dovuto alla sparizione di sé, non può essere contenuto da nessuna parola. Mi mancano i verbi per raccontarlo. È l’inizio della vita... niente di meno.

Quando Dio vuole che tu faccia qualcosa, tu pensi che sia una tua idea.
Ram Tzu

Salvatore Brizzi
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