giovedì 13 gennaio 2011
Gurdjieff è morto
Nel corso di questa intervista, rilasciata per la libreria Esoterica di Milano, a un certo punto affermo che Gurdjieff è morto (nel 1949) e che il suo metodo, portato avanti all’interno di talune Scuole odierne, è anch’esso defunto.
Amo Gurdjieff e il suo insegnamento, l’ho sempre considerato un alchimista di massimo rispetto e sono convinto che da pag. 200 a pag. 215 di Frammenti di un insegnamento sconosciuto siano contenute le chiavi per l’Opera Alchemica (costruzione dell’anima e quindi raggiungimento dell’immortalità) e per ogni serio Lavoro su di sé.
Senza il suo insegnamento sarei ancora morto.
La mia affermazione – come al solito eccessiva, ma oramai ci siete abituati – vuole solo mettere l’accento su un’incongruenza di fondo: esistono “scuole di Gurdjieff” nonostante non ci sia più Gurdjieff.
Questo è un problema.
Il metodo di Gurdjieff era infatti un tutt’uno col personaggio stesso. Egli non si limitava a trasmettere determinate conoscenze, non era un semplice conoscitore di simboli e metodi, i quali possono anche venire trasmessi a uno o più successori, come si fa con una filosofia o una tecnica di meditazione; egli INCARNAVA il metodo stesso... per cui tale metodo in sua assenza non ha più motivo né capacità di esistere.
L’Esoterismo – e quindi l’esperienza del Risveglio – sono sempre esistiti ed esisteranno sempre, ma il metodo utilizzato da Gurdjieff per favorire questo Risveglio ci ha lasciati insieme a lui.
Ciò significa che i gruppi cosiddetti di “quarta via” – e in generale i gruppi ispirati al lavoro di Gurdjieff e ai libri di Ouspensky – sono tutti irrimediabilmente orfani della presenza del Maestro. Io sono stato all’interno di alcuni di questi gruppi, in varie città, alcuni di essi erano anche in contatto con i colleghi francesi o americani, ma mai mi sono trovato di fronte a una persona SVEGLIA alla testa di questi gruppi. Tutti nel gruppo erano sempre perennemente “in cammino”, e si vantavano democraticamente di questo. Quando, raramente, mi veniva indicato qualcuno a capo di un gruppo che invece, a detta di molti, “ce l’aveva fatta”, in realtà non era vero, lo sviluppo era errato, il Cuore non era aperto, si trattava solo di una mente molto forte, molto abile negli esercizi mentali, che aveva preso il controllo del centro emotivo (ma quasi mai di quello sessuale) e aveva scambiato questo per risveglio.
Il cocchiere al limite dominava i due cavalli e quindi la carrozza, ma la voce del passeggero restava inascoltata.
Sono stato fortunato ad aver conosciuto Victoria Ignis prima di gettarmi totalmente nella Ricerca, perché sono potuto entrare e uscire da gruppi e scuole senza provare alcuna identificazione e osservando tutto “dal di fuori” con occhio distaccato e smaliziato. Se le cose non fossero andate così, il mio bruciante desiderio di diventare “un bambino in carne e ossa” invece di restare un burattino, probabilmente mi avrebbe trattenuto per dieci anni in uno di questi gruppetti a leggere I racconti di Belzebù e a fare esercizi di conteggio mentale in uno stato semi-ipnotico.
Ovviamente, mi riferisco alla mia esperienza personale. È possibile – anzi è sicuro – che esistano nel mondo gruppi tenuti da Maestri all’altezza di un Gurdjieff o quasi, in grado cioè di creare le condizioni per un autentico Risveglio (uno l’ho anche frequentato per un po’ di tempo, ma poi si è perso). Ma non è detto che un tale Maestro si debba identificare con l’insegnamento di Quarta Via in particolare.
L’Esoterismo Cristiano – di cui anche Gurdjieff ammetteva di far parte – è più che sufficiente come etichetta, se proprio se ne deve usare una.
Gurdjieff non era semplicemente sveglio, Gurdjieff ti leggeva dentro e applicava su di te un “trattamento personalizzato” che creava le condizioni migliori per la costruzione della tua anima, per l’edificazione di un vero Io che sopravvivesse alla morte dei corpi fisico, astrale e mentale (come spiego in La Porta del Mago).
Io non sono in grado di fare questo e tutti i giorni ho sotto gli occhi la distanza fra ciò che poteva fare lui e ciò che posso fare io. Il paradosso è che proprio chi non è sveglio non riesce a cogliere questa distanza e può trovare il coraggio d’improvvisarsi istruttore “alla Gurdjieff”. Più sei sveglio e maggiormente ti rendi conto di ciò che poteva fare quell’uomo – e già chiamarlo uomo significa non rendergli onore.
Come quando ti trovi di fronte a Gesù – e il paragone non è casuale, alcuni segni mi fanno capire che potesse essere stato uno dei dodici – vieni sopraffatto dalla sensazione di essere totalmente nudo, privo di difese, e che difenderti ti farebbe solo male. Gesù e Gurdjieff VEDEVANO in quale fase della sua evoluzione si trovava la persona che avevano di fronte, SENTIVANO sempre cosa stava accadendo dentro di lei e potevano agire di conseguenza per facilitare certi processi interiori e limitarne altri. Questo significa essere autentici maestri. Stare seduti in una stanza ripetendo che “tutto è Uno” non basta.
Il Risveglio o l’Illuminazione sono due stati che non implicano necessariamente anche la qualità della maestria, a meno che per “maestria” non s’intenda semplicemente l’atto di parlare in pubblico dello stato che si è realizzato.
Se io mi sveglio e inizio a raccontarlo a un pubblico, non per questo sono diventato un Maestro!
Ho conosciuto una donna che si è identificata con l’Uno... e ha continuato a fare la casalinga e allevare i suoi due figli.
In uno dei gruppi dove sono stato per un breve periodo alla fine degli anni ’90, ci si riuniva in una casa privata per leggere e commentare i libri di Gurdjieff e Ouspensky. Regolarmente veniva fatto svolgere per un’intera mezz’ora il seguente esercizio: ci si siede, eretti, con le mani sopra le ginocchia. Girando lentamente la testa verso sinistra, si deve guardare il braccio sinistro e sentire il braccio destro, avere la sensazione del braccio destro. Poi, dopo qualche secondo, si deve ruotare lentamente la testa verso destra, guardare il braccio destro e sentire il braccio sinistro. E così di seguito.
È uno degli esercizi più noti fra quelli dati da Gurdjieff... ma lui non era lì a controllare quali effetti causava questo esercizio sui singoli membri del gruppo (cinque o sei al massimo). Io, per esempio, più di una volta la sera rientrato a casa non ero stato bene: mal di testa e nausea. Ma questo è il meno, perché in verità diversi esercizi possono talvolta produrre queste controindicazioni a causa della mancanza di abitudine. In aggiunta mi resi conto che l’esercizio, mentre all’inizio ti costringeva a una maggiore Attenzione, con il tempo provocava uno stato leggermente ipnotico, uno stato di piacevole nebulosità, che andava nella direzione dell’incoscienza anziché del risveglio. In alcuni membri del gruppo ciò era evidente, ed era incredibile ai mie occhi che interpretassero come benessere quello stato di maggiore addormentamento.
In alcuni gruppi – di solito in buona fede – questo stato veniva inconsapevolmente utilizzato da chi reggeva il gruppo, per “trattenere” gli allievi all’interno del gruppo stesso. Si creava così una dipendenza dalle sessioni di Lavoro.
Sono sicuro che lo stesso esercizio, dato da Gurdjieff, con le giuste indicazioni, coadiuvato da un monitoraggio regolare dello stato interiore delle persone, non scadesse nell’ipnosi (fenomeno che Gurdjieff conosceva bene e praticava nella cura delle dipendenze da alcool e tabacco).
Dove non c’è Cuore non c’è Risveglio.
E non c’è metodo che tenga.
Per comprendere davvero cos'è il Lavoro occorre un tipo d’intelligenza poco diffusa. Conosco persone che credono di essersi risvegliate perché sono diventate Reiki Master!
Con il Lavoro si tenta un’impresa ardua – contronatura – che si muove nella direzione opposta alla naturale meccanicità, nel tentativo di “spremere” fuori dalla »macchina biologica« un Ego, un vero Io.
Pensate che invece tutti gli esseri umani credono di averlo già!
Lo credono anche le persone che si interessano di spiritualità, le quali non solo non lo hanno, ma lottano per distruggerlo... esattamente come se lo avessero!
Lottano contro un fantasma.
A nessuno viene in mente di essere nessuno.
L’ambizione luciferina del Lavoro è la rottura delle leggi naturali in funzione della fabbricazione di un Qualcuno con capacità di decidere e fare.
In seguito, quando si è divenuti Qualcuno, si potrà anche decidere di immolarsi ai piedi dell’Uno.
Dare per scontato il proprio Ego fa invece ancora parte della trappola.
Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
(questo è il libro nel quale ho parlato per la prima volta di Draco Daatson e Victoria Ignis)
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