La Porta d'Oro: La vita dopo la morte

Dopo la morte inizia un processo di purificazione che coinvolge prima il corpo astrale e poi quello mentale. Man mano che abbandona le sue zavorre, l’anima si eleva sempre di più, passando attraverso inferno, purgatorio e paradiso, i quali sono luoghi della mente che l’individuo crea a suo uso e consumo, pur condividendo con altre anime lo stesso livello vibratorio. Questo significa che insieme ad anime simili a noi andiamo in un luogo dell’aldilà – un “girone” – che esiste già, ma qui ognuno crea la sua realtà personale, con tanto di demoni che assumono le sembianze dei suoi “mostri” interiori. Esattamente come accade per i luoghi che occupiamo sulla Terra fisica.

De Saporettis, Paradiso di Dante

Il processo è infatti il medesimo che si verifica nel mondo materiale, dove ogni singolo individuo attrae la sua realtà – e i suoi “demoni” – ma è anche vero che chi ha bisogno di una determinata vibrazione si incarna in Italia oppure negli Stati Uniti, a Milano oppure a Calcutta, cioè in un luogo pronto ad accoglierlo e a fornirgli proprio la vibrazione che gli serve.

Ogni anima al termine di questo percorso purificatorio staziona sul livello che le compete in attesa del nuovo ritorno nella materia. Purificarsi non significa però aver elaborato tutti i blocchi e le ferite, e quindi aver esaurito le “pendenze karmiche”. Una ben nota legge dell’esoterismo dice che un problema nato su un certo piano può essere risolto solo su quel piano. Non possiamo risolvere dopo la morte ciò che abbiamo lasciato in sospeso qui, nella materia.

A questo punto nasce una domanda: se non risolve in maniera definitiva i problemi, a cosa serve la purificazione fra un’incarnazione e quella successiva? Serve a permettere all’anima di rigenerarsi nei mondi spirituali più elevati e tornare sulla Terra dopo aver “perso la memoria”, in modo da avere così un’altra occasione evolutiva, ripartendo da zero, almeno a livello cosciente, cioè per quanto ci possiamo ricordare, perché come anime invece non ci dimentichiamo nulla di quanto abbiamo vissuto. L’argomento viene trattato anche in un capitolo del mio libro Risveglio.

Inoltre, nell’aldilà l’anima finalmente SENTE e VEDE Dio. Dopo che ha abbandonato prima il corpo fisico, poi quello astrale e poi quello mentale, restituendoli ai rispettivi piani sottili, finalmente CONOSCE DIO. Anche in questo caso, come sempre, sia nell’aldiqua che nell’aldilà, conosciamo Dio in base a ciò che siamo, cioè in base all’anzianità e alla profondità della nostra anima. Non c’è un Dio là fuori che tutti osservano nella stessa maniera, perché una volta giunti nel luogo più elevato del mondo spirituale POSSIAMO SCORGERE ALL’ESTERNO UNICAMENTE QUELLA PORZIONE DI DIO CHE GIÀ ABBIAMO ALL’INTERNO. Stiamo parlando della Bellezza e dell’Infinito che già avevamo sviluppato sulla Terra per mezzo dei nostri problemi, delle nostre sofferenze, ma anche dei momenti d’amore più elevati.

Vi ricordo che incarnarsi e contribuire all’evoluzione dell’umanità è ogni volta UN ONORE E UN’OPPORTUNITÀ, perciò coloro che non vedono l’ora di smettere di reincarnarsi - e lavorano su di sé o meditano per questo fine - non hanno ancora capito nulla di come funziona questo pianeta e di quali sono i suoi scopi evolutivi. Si tratta di un pianeta-scuola, talvolta sarà anche difficile – in questo periodo della storia lo è – ma è indispensabile frequentarlo per arrivare al diploma e passare oltre.

[Per sapere da dove ho ricavato queste informazioni, può esserti utile leggere anche il mio articolo: Vita dopo la morte: Le tre fonti della conoscenza]

Salvatore Brizzi

[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]

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di Salvatore Brizzi