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martedì 4 giugno 2024

Il diritto al lavoro e le "quote rosa"

 

Cara donna, ti hanno convinto che lavorare 8 ore al giorno in fabbrica o in ufficio sia meglio di occuparti di allevare in maniera sana le nuove generazioni (fra cui ci sono i politici, gli imprenditori e gli artisti del futuro) e sia meglio di dedicarti all’arte nel tempo libero (nell’arte risiede il futuro dell’umanità). Non solo ti hanno convinto che questa sia un’idea vincente, ma anche che rappresenti l’acquisizione di un “diritto”. Questo significa che con te il sistema ha proprio vinto!

 

Se ti hanno detto che imparare a dipingere o suonare uno strumento la mattina, mentre i bambini sono a scuola, sia tempo perso e che invece sarebbe meglio e più dignitoso per te servire ai tavoli in un fast food ... beh... sappi che ti hanno mentito.

 

E non tirate fuori la questione dei soldi. NON RINUNCI A QUESTE COSE PERCHÉ HAI UN PROBLEMA DI SOLDI, MA HAI UN PROBLEMA DI SOLDI PERCHÉ SEI UNA PERSONA DISPOSTA A RINUNCIARE A QUESTE COSE!

 

Se pensi che iniziare anche tu a pagare le tasse e aprire un conto in banca (cose che prima le donne non facevano) sia la realizzazione di un “diritto”…. abbiamo anche un problema con la logica di base!

 

Il fatto stesso che oggi le donne considerino l’educazione dei bambini come un “lavoro di seconda categoria”, che è possibile affidare interamente a un’istituzione o a un’azienda, come la pulizia dei bagni di casa, è indice di quanto sia stato efficace il lavaggio del cervello operato dal sistema nel corso di quest’ultimo secolo.

 

“Io a casa ad allevare i bambini non ci sto!” dice l’emancipata donna moderna. Lei infatti preferisce alzarsi presto la mattina e passare anche 9 o 10 ore in fabbrica o in ufficio ... per rendere ricca una multinazionale qualunque. 

 

È giusto che abbia lottato strenuamente per questo “diritto” e che infine l’abbia ottenuto!

 

In fondo, ognuno ha quello che si merita!

 

Come può essere il lavoro femminile - con relativa acquisizione di una nuova fascia di contribuenti e di conti bancari da parte dei "soliti poteri" - un diritto del cittadino libero?!?!?

 

È solo lo sfruttamento della donna, iniziato dopo quello dell’uomo, grazie alle campagne femministe finanziate dalle “solite famiglie”.

 

Non è mai stato un diritto nemmeno il lavoro maschile, ma evidentemente a un certo punto si deve essere creata una sorta di “invidia della schiavitù”, qualcosa di simile alla freudiana “invidia del pene”.

 

L’attuale cultura vuole le donne sempre più competitive nei confronti degli uomini. Basti guardare lo sport (perché una donna dovrebbe combattere nell’MMA?), l’esercito (perché una donna deve imbracciare un fucile e sparare a qualcuno?) e si guardino anche i film, dove le fanno sembrare sempre più simili a John Wick, NELLA DELIRANTE CONVINZIONE GENERALE CHE GIUNGERE A FARE LE STESSE COSE CHE FA L’UOMO RAPPRESENTI LA NATURALE EVOLUZIONE DELLA DONNA!

 

Competere con gli uomini non vi farà evolvere nella direzione giusta!

 


Anche le “quote rosa” - che oramai stanno dilagando pure nelle università (sigh!) - non vi faranno evolvere nella direzione giusta, perché i posti di lavoro, affinché abbiano un valore, VANNO CONQUISTATI, NON SI OTTENGONO PER LEGGE!

 

Le donne non vanno aiutate a “salire le scale” (in senso metaforico) come giustamente si fa con una persona disabile.

 

L’articolo che condivido qui sotto riguarda un provvedimento approvato all’unanimità nel 2023 presso l’Università di Torino (UNITO), ed è letteralmente un infarto delle capacità logiche umane. Riporto questa frase riassuntiva: 

 

“Un'analisi del periodo 2016-2020 rivela che le donne sono presenti in maggior numero tra le studentesse e le laureate, sia a livello di lauree triennali sia di lauree magistrali. Tuttavia, tale presenza diminuisce man mano che si avanza nella carriera accademica. La percentuale di donne tra i dottorandi si avvicina al 50%, per poi scendere al 46% tra i professori di seconda fascia e al 29% tra i professori di prima fascia.”

 

A nessuno è venuto in mente - in particolare a quell’inetto del rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna - che alla maggior parte delle donne che si laureano non interessa intraprendere la carriera di docente di prima fascia, oppure - affermazione politicamente scorretta - che molte di loro a un certo punto si accorgano di non essere portate per l’insegnamento, in quanto trattasi di un’attività energeticamente più maschile (avete presente la bacchetta…. la penetrazione… il papa nei Tarocchi….).

 

Il nostro “magnifico” rettore ne ha invece dedotto che si tratta di becera discriminazione, cioè le donne vorrebbero fortemente far carriera nell’insegnamento universitario, ma gli uomini in qualche modo glielo impediscono!!!

 

Sarebbe come decidere per legge che una certa percentuale di donne debba arrivare a tutti i costi nei turni finali delle competizioni di scacchi, oppure che una certa percentuale di donne che si laureano in filosofia debbano diventare filosofe, indipendentemente dal fatto che abbiano scritto qualcosa di fondamentale per la filosofia. Badate bene che il principio è esattamente lo stesso... e prima o poi si arriverà davvero a questo.

 

Gli scacchi e la filosofia non rientrano fra le attività in cui le donne riescono meglio, per il semplice motivo che SIAMO FATTI IN MANIERA DIVERSA. Non è una questione di inferiore o superiore, né di meglio o peggio. Il fatto che per secoli non le abbiano fatte giocare a scacchi non c’entra nulla col fatto che oggi siano percentualmente meno capaci degli uomini. È come dire che i neri non sono portati per il nuoto perché non li facevano nuotare…. e non perché sono diversi da noi, perciò nuotavano di meno perché sentivano di essere meno portati, mentre sono sempre stati naturalmente predisposti per la corsa... e quando hanno cominciato ad allenarsi, in breve tempo ci hanno sopravanzato in quasi tutte le discipline di corsa! 

 

È così inaccettabile il concetto secondo cui ognuno di noi è psico-fisicamente predisposto per qualcosa e non per qualcos’altro? C’è discriminazione in questo concetto?

 

Semplicemente, la mente maschile e quella femminile lavorano in maniera diversa. I corpi pure. Avete mai letto il libro di John Gray Gliuomini vengono da Marte, le donne da Venere?

 


Il fatto che le donne non siano portate per certe attività tipicamente svolte dagli uomini (vi rammento che la pluricitata Ipazia era, sì, una gran donna, ma era un’insegnante di filosofia, non una filosofa!) e il fatto che gli uomini non siano portati per certe attività più femminili, non sfiora le menti di poche pretese di questi moderni rettori universitari. Perché percepite qualcosa fuori posto nell’immaginare un uomo a fare il maestro di scuola materna? Perché siamo sessisti... o c’è qualcosa di più profondo, che con la cultura non c’entra proprio nulla?

 

Ma la cosa più agghiacciante è che le donne stesse non protestino apertamente contro una società - che in realtà è SEMPRE PIÙ MASCHILISTA ! - che sta facendo accettare loro l’idea di DOVER ASPIRARE A IMITARE LE ATTIVITÀ DELL’UOMO, PERSINO SOTTO L’ASPETTO FISICO, PER SENTIRSI A POSTO CON SE STESSE. In tal modo, anziché sentirsi ORGOGLIOSAMENTE DIFFERENTI dall’uomo, si percepiranno sempre un gradino più in basso di lui. E questo discorso vale per TUTTE LE MINORANZE. 


Rifletteteci!

 

 

ALESSANDRO STRUMIA, IL CERN E LE QUOTE ROSA.

«Se dissenti dal pensiero unico dominante non vieni criticato, vieni giustiziato». Sono le parole di Alessandro Strumia, una delle menti più brillanti della fisica a livello mondiale, il quale viene cacciato dal CERN di Ginevra perché ha osato esprimersi sull’assurdità delle “quote rosa” in un ambiente lavorativo dove si fa ricerca ad alto livello.  

Sempre più spesso e sempre più velocemente, perdiamo il diritto di pensare autonomamente ed esprimere le nostre idee... in nome dei diritti di qualche minoranza. QUESTO È UN MECCANISMO SOCIALE CHE STA CONDUCENDO ALLA DECOMPOSIZIONE DELLA LIBERTÀ DI PAROLA. 

Questo è il video del sempre ottimo Luca Donadel:

https://www.youtube.com/watch?v=6Fcxoz4Zvsc

 

Salvatore Brizzi

[Il mondo è bello, siamo noi ad esser ciechi]

 

 

 

 

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